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Schede Lab. B
Vreeswijk Noord Stampa E-mail
Scritto da Alberto Silingardi   
domenica 01 giugno 2008
Autore scheda
ProgettistaStudio De Nijl, Giorgio Grassi
Anno di Progettazione1997
Anno di Realizzazione1999-2010
PaeseNETHERLANDS
Committenza/Soggetti promotoriComune di Utrecht
Strumenti urbanisticoPiano urbanistico attuativo per l'espansione di Vreeswijk
Dati quantitativi
Popolazione insediata1380 mq abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)Su = 67800 mq; Vu = 203400 mc mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)22600 mq mq
Superficie coperta residenziale (Scr)20770 mq mq
Superficie delle strade7000 mq mq
Superficie dei parcheggi pubblici3860 mq mq
Superficie dei servizi pubblici2200 mq mq
Superficie del verde pubblico attrezzato21060 mq mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali4060 mq mq
Superficie delle attivita direzionaliNon ne è documentata la presenza mq
Superficie delle attivita ricettive1680 mq mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali3720 mq mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
Il quartiere si configura come espansione settentrionale della località di Vreeswijk, situata ai margini della periferia meridionale di Utrecht. Il nucleo antico di Vreeswijk si è sviluppato intorno ad alcuni elementi primari (legati alle vie d’acqua e al loro utilizzo: i canali, le banchine, le darsene, le chiuse, i ponti, il forte, ecc.), che sono risultati determinanti per la caratterizzazione formale delle diverse parti dell’abitato, e che lasciano tracce pregnanti e incancellabili nelle tipologie edilizie della tradizione locale (case di uno o due piani, accostate o isolate e allineate a brevi intervalli).
Legittimamente, quindi, la nuova Vreeswijk del piano urbanistico per l’espansione verso nord, elaborato nelle linee generali dallo studio De Nijl e poi ampliato successivamente da Giorgio Grassi , si è posta il problema di identificare luoghi o elementi strutturali di riferimento che fossero in grado di qualificare morfologicamente la nuova espansione, includendo il valore aggiunto della differenziazione tipologica, come verrà mostrato in seguito.Il nuovo ampliamento, la cui funzione caratterizzante è residenziale, ma che ospita anche vari servizi collettivi, circoli aggregativi privati, esercizi commerciali e spazi mercantili, laboratori artigianali e strutture ricettive di alloggio e ristorazione, va a costituire l’elemento di interfaccia e confine del borgo con la grande area industriale ubicata immediatamente a nord, caratterizzata da una concentrazione intensiva di stabilimenti produttivi, magazzini e depositi. Uno degli obiettivi dell’intervento è dunque un completamento e un arricchimento morfologico, tipologico e funzionale di un tessuto urbano residenziale a densità media, nonché un rafforzamento identitario, civico e sociale, del quartiere e della sua vocazione di tranquillo, salubre e verdeggiante luogo di dimora appetibile a tutti i ceti sociali e alle più diverse disponibilità economiche. Si tratta infatti di una ridente zona caratterizzata da un idillio di verde ed acqua, dalla compresenza di canali navigabili e abbondanza e rigogliosità di copertura vegetazionale.
Nel complesso, il tenore di vita del quartiere è piuttosto elevato, e la convivenza risulta tranquilla e priva di particolari criticità; ma i limiti di Vreeswijk sono insiti nella sua decennale configurazione di “quartiere dormitorio”, quasi esclusivamente adibito a funzioni residenziali e alla vita privata, o al massimo a elementari relazioni di vicinato: le sedi occupazionali sono sempre state esterne (quasi tutte a nord, verso Utrecht), e così gli esercizi commerciali di necessità non immediata, i servizi alla persona, i luoghi di ritrovo, il centro civico.
La strategia progettuale del masterplan di pianificazione della nuova espansione nord di Vreeswijk prevede quindi di colmare queste lacune funzionali in merito alle dotazioni di servizi e attrezzature, e conferire all’abitato un maggiore carattere urbano, trasformandolo da sonnacchioso sobborgo alle porte del territorio rurale a vero e proprio quartiere cittadino, seppur periferico e contraddistinto da scenari paesaggistici più agresti che urbani.In questa ottica, il progetto propone due grandiose semicorti a tre piani strette ed allungate, una sistemata a verde pubblico e l’altra ad acqua, configurata come una insenatura, un porto, che accoglie un bacino allungato concepito per ospitare le imbarcazioni da diporto del previsto circolo nautico. Il piano terreno delle due corti è destinato agli spazi comuni, ai negozi, ai laboratori artigianali, alle strutture ricettive, mentre i due piani superiori sono riservati alle residenze.
Bibliografia
I. Cortesi, “Giorgio Grassi, Vreeswijk Nord, Nieuwegein”, in Area n. 6, marzo-aprile 2002.

G. Crespi, N. Dego (a cura di), Giorgio Grassi. Opere e progetti, Electa, Milano Giorgio Grassi, Progetti recenti. Catalogo della mostra, Facoltà di architettura civile, Politecnico di Milano, 3-30 aprile, Milano 2003.

Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
La semicorte affacciata sull’acqua è quella dal carattere più spiccatamente pubblico e urbano: essa ospita una grande quantità di servizi commerciali di vario genere (di vicinato, di quartiere, e persino alcuni di utenza specializzata), spazi artigianali, strutture ricettive di alloggio e ristorazione, come le due caffetterie, un ristorante, un pub, un piccolo bed&breakfast, luoghi di ritrovo collettivo come il circolo nautico, un circolo ricreativo e centro sociale giovanile, alcuni club privati, una sede civica ufficiale del quartiere con annessa biblioteca, sala consiliare-assembleare e spazi espositivi.
Nell’altra corte, quella a verde, vi sono servizi più intimamente legati alla sfera della residenza e all’atmosfera privata: sale da gioco, sale di studio, sale polivalenti, un centro diurno per anziani, una postazione di pronto soccorso e alcuni ambulatori medici.
Lo spazio centrale della corte è un vasto giardino pubblico tagliato a metà dal nastro d’acqua di un grande canale che percorre l’intero abitato.
A nord della semicorte d’acqua è inoltre prevista una piazza che segnerà l’ingresso al quartiere.
Vreeswijk dispone di un grande parco golenale e di alcune moderne attrezzature sportive ivi insediate, nella parte est dell’abitato, cosicché il progetto non prevede una specifica necessità di implementarne quantitativamente la dotazione o migliorarne la qualità.
Edilizia
Il progetto persegue una logica di differenziazione tipologica. Gli elementi più vistosi e caratterizzanti del progetto, come è già emerso, sono le due semicorti, di funzione mista, sia pubblica che residenziale. Come si è detto, a loro volta esse presentano fra loro connotazioni diverse quanto a carattere urbano e concentrazione di servizi, il che si riflette inevitabilmente nei due rispettivi schemi tipologici.
La semicorte nord, quella sull’acqua, ha una fisionomia più spiccatamente pubblica e urbana, che si traduce nel lungo periplo interno porticato con pilastri di ordine gigante, a tripla altezza, nella sua funzione di riparato molo di ormeggio delle imbarcazioni da diporto. La semicorte sud, invece, affacciatesi sul verde pubblico, presenta un carattere più privato e residenziale, come già scritto. Un altro modello tipologico di spicco del quartiere è rappresentato dai sette edifici a torre sulle sponde del canale principale, all’imboccatura della semicorte nord: si tratta di case in laterizio a cinque piani, sviluppate in profondità, a una sola campata, con fronti leggeri a tre o quattro finestre per piano, con deposito auto nello zoccolo interrato e darsene coperte sull’acqua, che fungono da luogo di ritrovo ed eventuale punto di imbarco. Esse sono la rivisitazione di un tipo urbano della tradizione olandese.
E’ poi presente il fitto tessuto residenziale delle residenze a schiera a due o tre piani, accostate le une alle altre o giustapposte a breve distanza, allineate in lunghe file e con proprio giardino di pertinenza. Non sono presenti veri e propri edifici specialistici, dato che, come abbiamo visto, le grandi semicorti sono elementi collettori di più funzioni, che sanno integrare e contemperare in modo soddisfacente.
Le tecniche costruttive, pur moderne, non rivelano particolari innovazioni tecnologiche.
Infrastrutture
La separazione dei tracciati viabilistici è scelta imposta dal contesto territoriale, vista la forte presenza di vie d’acqua, elemento che condiziona e vincola le infrastrutture per la mobilità terrestre. La rada rete stradale e i percorsi pedonali e ciclabili devono scavalcare i canali con ponti o seguire l’andamento delle loro rive. Il sistema della mobilità a medio e grande raggio, ossia quella che supera i confini del quartiere, privilegia le grandi vie d’acqua, specialmente per il trasporto di merci, ma non solo.
La mobilità locale, finora non molto intensa, è adeguatamente servita dal reticolo stradale delle vie di quartiere e dalla direttrice principale proveniente da Utrecht, che attraversa l’intero quartiere e ne costituisce l’asse e la spina dorsale.
Vi è forte presenza di percorsi per la mobilità dolce, appunto pedonali e ciclabili, che permettono una tranquilla e sicura penetrazione dalle poche strade di attraversamento della località verso i vari settori residenziali del piano progettuale. Il traffico non è sostenuto, e quindi non sono stati pianificati interventi di moderazione del flusso veicolare. Non vi sono, inoltre, particolari elementi di impatto ambientale negativo o di potenziale disturbo dell’abitato, pertanto non si sente l’esigenza di predisporre opere di mitigazione.
Fig. 1: vista satellitare zenitale di Vreeswijk
Fig.2: planimetria generale di progetto
Fig.3 : fotoinserimento dei volumi del progetto nel contesto di Vreeswijk
Fig.4: fotografie del plastico di progetto
Fig.5: disegni assonometrici di Giorgio Grassi sulle tipologie edilizie
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Quartiere QT8 Stampa E-mail
Scritto da Alberto Silingardi   
domenica 01 giugno 2008
Autore scheda
ProgettistaF. Albini, P. Bottoni, E. Cerutti, I. Gardella, G. Mucchi, G. Palanti, E. Peressutti, M. Pucci, A. Putelli, G. Romano, M. Zanuso, L.B. Belgioioso, G.L. Banfi, E.N. Rogers, G. Pollini, M. Morini, V. Gandolfi
Anno di Progettazione1946
Anno di Realizzazione1947-1954
PaeseITALY
Committenza/Soggetti promotoriComune di Milano
Strumenti urbanisticoTre successivi piani urbanistici di sviluppo redatti rispettivamente negli anni 1946, 1950 e 1953, il primo dei quali era parte integrante del Piano di Ricostruzione della città di Milano (in qualità di zona di ampliamento aggiuntiva); il secondo afferiva al Piano Regolatore di Milano del 1953. mentre il terzo costituiva una variante al contestuale piano particolareggiato del P.R. di Milano allo studio per la zona del QT8.
Dati quantitativi
Popolazione insediataDa progetto 1953:18000 abitanti circa; stato di fatto attuale: 16300 abitanti circa abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)Da progetto 1953: Su = 265000 mq,Vu = 927500 mc; stato di fatto attuale: Su =208400 mq, Vu = 729400 mc mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)Da progetto 1953: Sf = 33625 mq; stato di fatto attuale: Sf = 29150 mq mq
Superficie coperta residenziale (Scr)Da progetto 1953: Scr = 22800 mq; stato di fatto attuale: Scr = 18300 mq mq
Superficie delle strade42700 mq mq
Superficie dei parcheggi pubblici13660 mq mq
Superficie dei servizi pubblici5430 mq mq
Superficie del verde pubblico attrezzato375694 mq mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali2330 mq mq
Superficie delle attivita direzionali415 mq mq
Superficie delle attivita ricettive1900 mq mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali750 mq mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale

Il QT8 è un quartiere sperimentale realizzato in occasione dell’ottava Triennale di Milano, e si è configurato fin dalle sue origini come un progetto pilota di carattere pionieristico, innovativo ed esemplare, un audace intervento animato e informato da un programma urbanistico completo e avanzato, espressione di un inedito approccio multidisciplinare aperto a nuove sensibilità di percezione urbana, nonché a dinamiche di vita sociale, partecipazione urbana e coinvolgimento collettivo che risultano piuttosto vicine a quelle odierne. Fin dall’inizio il QT8 si presenta come esempio, nella casistica italiana e per certi aspetti anche straniera, di un quartiere che è libero, anche se solo in parte, dalle codificazioni regolamentari che vincolano altri quartieri del capoluogo lombardo, e l’unico che a Milano presenti le condizioni urbanistiche ideali per l’architettura moderna. Argomentiamo quanto affermato con una elencazione degli interventi innovativi ed esemplari attuati nel quartiere:

- Nel 1946-47 vi furono realizzate le prime case costruite ex novo a Milano nel Dopoguerra per reduci e senza tetto, edificando undici differenti modelli tipologici di residenze progettate, con concorso nazionale, da esimi architetti di tutta Italia: tali modelli furono ripresi e ampiamente riutilizzati nell’intera campagna di ricostruzione italiana;

- Al QT8 fu realizzato nel 1948 un programma di sperimentazioni costruttive, tecniche e tecnologiche relative alla prefabbricazione e al montaggio in cantiere di case a 4 piani, e alle loro dotazioni impiantistiche. Si tratta delle uniche sperimentazioni ufficiali autorizzate e condotte in Italia dal Ministero dei Lavori Pubblici in quegli anni;

- È sorta al QT8 l’interessantissimo e inedito prototipo abitativo Ina Casa consistente palazzine residenziali di 11 piani con sistema distributivo a ballatoio e scala esterna, la sola del genere esistente a quei tempi in Italia;

- Al centro del quartiere fu edificata una inconsueta chiesa a pianta circolare, il cui progetto, vincitore di un concorso della ottava Triennale (1947), era veramente sperimentale quanto a planimetria, volumetria e persino, si dice, per l’interpretazione della liturgia e la sua traduzione nell’organizzazione spaziale dell’interno;

- Nel quartiere sorse il primo campo gioco attrezzato per ragazzi di Milano, dotazione che fu, tra l’altro, virtuoso elemento propulsivo dell’iniziativa degli altri campi di gioco cittadini;

- Qui si avviarono per la prima volta, in veste di esperimento, le formazioni delle zone verdi condominiali per lo svago dei ragazzi e il riposo degli adulti, che mirano a risolvere il problema del giardino annesso alla casa con minimi di area.

Il quartiere, situato nella periferia nord-ovest di Milano, non distante dallo Stadio S.Siro e dall’omonimo ippodromo adiacente, è delimitato a nord da una bretella viaria di alimentazione confluente nel Viale Scarampo, ad est dalla Via Serra, a sud da Via Diomede e ad ovest dalla via Sant’Elia. Il QT8 nacque con configurazione come quartiere satellite di nuova espansione dell’abitato nel quadrante settentrionale della città, un quartiere già originariamente a spiccata connotazione verde, sia perché deputato a ospitare un grande parco (di utenza non solo di quartiere, ma cittadina), sia perché attiguo al grande polmone verde dell’ippodromo, con le sue scuderie, le piste di allenamento, le corsie verdi. Anche il lido a sud-est e una fascia di parco a nord, fasce di rispetto e insieme elementi mitigatori/schermatori dell’inquinamento acustico e atmosferico proveniente dai quartieri del Corso Sempione, contribuiscono ad affermare l’immagine verdeggiante del quartiere. Il QT8, esteso su una superficie territoriale di circa 94 ettari, è stato progettato per ospitare una popolazione di circa 18000 abitanti (oggi non superano i 16300), ed ha servizi adeguati a soddisfare le esigenze di tutte le fasce d’età; prefigurato come luogo che stimolasse una vivace socialità, ricchezza e complessità di relazioni interpersonali di vicinato e non solo, di fatto non ha mai contraddetto, nei sessant’anni della sua storia e della sua evoluzione urbana, la sua vocazione programmatica iniziale: è rimasto luogo di scambio sociale e culturale, di partecipazione collettiva a eventi di quartiere e, talvolta, di interesse per l’intera cittadinanza e non solo, come nel caso delle esposizioni della Triennale ivi ospitate o di alcune edizioni della Festa dell’Unità svoltesi nel Parco Stella, attuale nome del polmone verde con collina artificiale situato nel quadrante nord-ovest del QT8.Riportiamo ora, per meglio comprendere l’evoluzione del quartiere nei suoi primi anni di vita, i tre successivi piani urbanistici che ne hanno definito e via via ripensato, modificato, rimodellato la configurazione generale e le specifiche peculiarità.

Il primo piano, datato 1946, redatto dagli architetti già citati, teneva conto dell’esistenza di un grande bacino idrico artificiale derivato da una cava nella zona nord-occidentale dell’area; attorno ad esso si sviluppava un parco di notevole estensione e una zona sportiva. La composizione urbanistica constava essenzialmente di quattro settori residenziali confluenti in un centro ed una piazza principali, e di una successione a ritmo aperto di grandi edifici lineari, orientati con asse eliotermico (giacitura nord-sud) e periferici rispetto alla zona delle costruzioni basse immerse nel verde. In sede di realizzazione di questo progetto fu decisa la costruzione nel parco di due piccole colline.

Il secondo piano, del 1950, studiato dagli architetti P. Bottoni ed E. Cerutti, reca il segno di una più densa edificazione residenziale (palazzine di 11 piani, 10 piani, 7 piani, piuttosto ravvicinate fra loro), richiesta dal Comune al fine di uno sfruttamento più intensivo ed economicamente più redditizio delle aree. Gli elementi lineari si susseguono con un ritmo continuo lungo il Viale Scarampo, costituendo idealmente la cortina (in realtà un diaframma) di confine nord del quartiere; a differenza del piano precedente, divengono quattro, in luogo di tre, le case alte nell’angolo sud-est del quartiere. La collina del parco assume una più definita configurazione, e in luogo di una seconda collina è previsto un piccolo lago. La chiesa abbandona l’originario schema tipologico rigido per assumere quello articolato studiato dai vincitori del concorso per il centro religioso. Questo secondo progetto del QT8 è entrato a far parte del P.R. di Milano approvato nel 1953.

Il terzo piano, risalente al 1953, studiato dall’architetto Bottoni, è il segno di un inserimento del QT8 nell’ambito più vasto dei problemi cittadini. Ferma restando l’impostazione generale e in particolare quella dell’area a sud del corso d’acqua Olona (che separa il quartiere in due macro-comparti), notevoli varianti sono previste nella zona a nord di esso. La grande collina diviene, da elemento locale di completamento del quartiere, parte integrante e risorsa preziosa dell’attrezzatura verde e del panorama urbano della città.Essa costituisce il fondale della nuova e grande strada, che dalle autostrade entra in città (la nuova Via Scarampo) e poi corre ai suoi piedi. Ma la collina, in sé, diviene anche elemento urbanistico residenziale perché nel nuovo progetto è prevista su di essa una serie di ville di notevole importanza con giardini alternati a strade locali.

Bibliografia
Fabbri M., L’urbanistica italiana dal dopoguerra a oggi. Storia ideologie immagini, De Donato editore, Bari, 1983.
Mioni G.,"L’urbanistica milanese nella ricostruzione", in Costruzioni, n. 194, 1946.
Mioni G., "La nuova urbanistica milanese", in Rinascita, n. 73, pp. 48-66, 1948.
Bottoni P., “La sperimentazione QT8 a Milano”, in Metron, nn. 10, 26, 27, 1950.
Bottoni P., “ Il quartiere sperimentale QT8 a Milano, VIII Triennale, 1947 ”, in Urbanistica, nn. 18-19, 1948.
Tortoreto E., “La mancata difesa di Milano, dal 1945 al 1950. Considerazioni sulle linee politiche della ricostruzione edilizia”, in Storia urbana, n. 1, gennaio 1972.
Bottoni P., QT8 Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano , Domus editoriale, Milano 1954.
 
http://eddyburg.it/article/articleview/6250/0/187.html (18/8/2006).
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
Il quartiere è stato progettualmente suddiviso in quattro nuclei di circa 4500 abitanti ciascuno; ogni nucleo è servito da un asilo e da due o tre raggruppamenti di esercizi commerciali di prima necessità. Due nuclei raggruppati danno vita ad una scuola primaria; alla saldatura delle quattro partizioni costituenti il quartiere sorge il centro, in cui si raccolgono gli edifici, gli spazi, le dotazioni di servizi e le attrezzature necessari alla vita collettiva: qui si raggruppano gli edifici commerciali, l’area del mercato di quartiere, i luoghi di culto (chiesa e annessa canonica, nonché oratorio/centro religioso), i servizi ricettivi (due ristoranti, un ostello della gioventù, caffetteria), i centri di spettacolo e intrattenimento (cinema, piazzale panoramico per spettacoli), i luoghi di aggregazione, socializzazione e ritrovo (centro sociale, club per ragazzi, centro sportivo), le strutture socio-assistenziali (casa collettiva e annesso centro diurno per anziani), e infine gli sportelli postali e gli uffici bancari. Si lamenta da parte di alcuni la mancanza di un vero e proprio centro civico di quartiere, presente invece in alcuni dei quartieri confinanti.
Per quanto riguarda l’organizzazione degli spazi aperti e la dotazione di verde attrezzato, il quartiere ha diversi punti di eccellenza: in primo luogo la piazza pavimentata centrale, grande invaso pedonale, e il prospiciente slargo stradale, snodo viario della mobilità veicolare interna, spazi interconnessi che costituiscono il cuore del quartiere, intorno al quale si distribuiscono e articolano tutti i principali edifici adibiti alla vita collettiva, agli scambi commerciali e ai servizi alla persona; in secondo luogo l’ingente estensione del verde attrezzato e i moderni impianti sportivi, con campi da gioco, specialmente di tennis, disseminati un po’ su tutta la superficie del quartiere.
La collina, il torrente Olona, il vicino laghetto e l’altro bacino idrico a sud, parimenti immerso nel verde attrezzato, sono al contempo le risorse ecologico-ambientali e i capisaldi del panorama urbano del quartiere.
Edilizia
La tipologia edilizia più ricorrente è quella delle grandi palazzine di edilizia economica INA casa, edifici in linea, alti 11 piani, con sistema distributivo a ballatoio e scala esterna. I progetti degli anni ’50 prevedevano 14 di questi blocchi residenziali, ma ne sono stati realizzati solo 9, tuttora esistenti. Un’altra tipologia ricorrente è quella dei cinque edifici residenziali a torre, dalla pianta a “Y” equilatera, alti 7 piani, che si attestano sul limite settentrionale del quartiere.
Per il resto, abbiamo la presenza di edifici condominiali in linea di medie dimensioni, di altezza variabile fra i due e i quattro piani, ma sono ricorrenti anche le case a schiera di uno, due o tre piani, e si hanno alcuni esempi di villette indipendenti di aspetto piuttosto signorile, con esteso giardino privato.
Vi sono edifici specialistici, come quelli adibiti ai vari tipi di servizi collettivi: il più particolare è senza dubbio costituito dalla chiesa, di innovativa pianta circolare e volumetria libera. Anche alcuni asili e scuole presentano particolarità tipologiche di rilievo, e configurazioni planimetriche piuttosto articolate, con esempi di collegamenti distributivi sopraelevati (scale e corridoi “a ponte”, che scavalcano parti di cortile o percorsi).
Dalle informazioni note non risultano esservi state riconversioni funzionali degli edifici.
Al momento della stesura dei piani di progetto e negli anni di costruzione del quartiere – la prima metà degli anni Cinquanta - si potevano rilevare alcuni esempi di innovazione tecnologica, specialmente nelle tecniche e tecnologie costruttive adottate ( relative a particolari procedure di prefabbricazione e montaggio in cantiere di alcuni “pacchetti strutturali”) e nelle dotazioni impiantistiche, all’avanguardia per i tempi.
La progettazione non era esplicitamente improntata a criteri tecnologico-realizzativi volti al risparmio energetico nel senso attuale, ma alcuni accorgimenti utilizzati dimostrano una sensibilità in quella direzione: ad esempio il fatto che quasi tutti gli edifici siano stati orientati secondo l’asse eliotermico (nord-sud), in modo da privilegiare, specie negli edifici in linea stretti e lunghi, gli affacci a est ed ovest, che garantiscono una illuminazione duratura ed equilibrata nell’arco della giornata.
Infrastrutture
Il quartiere QT8 è delimitato da quattro assi viari caratterizzati da una eterogenea intensità di traffico veicolare. Il Viale Scarampo, il grande asse di scorrimento veloce che lambisce il lato nord della zona, è senz’altro il tracciato più trafficato e rumoroso, e soprattutto su questo lato sono stati predisposti elementi di mitigazione degli impatti negativi, come la collina artificiale e consistenti fasce arboree che mirano all’ isolamento acustico nei confronti dei rumori stradali.
All’interno del quartiere è stata fin da principio evidenziata una netta distinzione tra strade di transito relativamente veloce (i due assi ortogonali centrali, una riproposizione di cardo e decumano che suddividono il QT8 in quattro partizioni) e vie di transito rallentato o locale, configurate essenzialmente come strade di penetrazione da una periferia su quattro diverse provenienze verso il centro del quartiere, definito come l’antico “foro”. Ognuno dei quattro nuclei è servito da strade periferiche costeggiate da percorsi pedonali e ciclabili separati fisicamente dalla carreggiata e quindi protetti da ogni interferenza di traffico.
E’ presente anche una linea funicolare, lunga circa 200 metri, che collega uno spiazzo prospiciente la strada perimetrale nord del quartiere con la sommità della collina, oggi denominata “Monte Stella”.
All’interno del quartiere si trovano alcuni elementi di moderazione del traffico, come i dossetti artificiali e locali restringimenti di carreggiata che inducono naturalmente al rallentamento.
Fig. 1: planimetria generale di progetto (piano del 1953) del QT8, con allegata una legenda sintetica relativa all'organizzazione funzionale degli spazi e alla distribuzione delle destinazioni d'uso.
Fig. 2: plastico del quartiere QT8 relativo al progetto originario del 1946.
Fig. 3: ortofoto satellitare del quartiere QT8.
Fig. 4: ortofoto satellitare con ingrandimento del grande parco attrezzato e della collina artificiale.
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Zac Seine-Rive Gauche, Parigi Stampa E-mail
Scritto da maristella medici   
giovedì 29 maggio 2008
Autore scheda
Progettistacoordinamento della Zac: Roland Schwaitzer
Anno di Progettazione1991
Anno di Realizzazione1998
PaeseFRANCE
Committenza/Soggetti promotoriSEM (Società di Economia Mista) del comune di Parigi
Strumenti urbanisticoPOS (Plan d’Occupation du Sol, approvato nel 1977); Piano Programma della Zona Est di Parigi: Schema di Settore del 1973 e Schema Direttore del 1975 (essi suggeriscono delle metodologie che affrontano alcuni nodi essenziali dell’intervento nella città contemporanea)
Dati quantitativi
Popolazione insediata3000 abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)520000 mq o mc
Superficie fondiaria (Sf) mq
Superficie coperta residenziale (Scr) mq
Superficie delle strade300000 mq
Superficie dei parcheggi pubblici4000 posti auto mq
Superficie dei servizi pubblici mq
Superficie del verde pubblico attrezzato7000 mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali100000 mq
Superficie delle attivita direzionali900000 mq
Superficie delle attivita ricettive300000 mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali150000 mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
Dalla fine degli anni Sessanta e fino a tutti gli anni Ottanta si assiste in Francia ad una vera e propria fioritura di Zac (Zone d’Amènagement Concertè, procedura utilizzata per la pianificazione urbana, volta a coordinare gli interventi sia pubblici che privati). Bisogna ricordare che dopo la distruzione brutale dei tessuti antichi, perpetrata a Parigi fino al 1975, e la loro sostituzione con torri e linee, un dibattito teorico importante si è sviluppato fra quelli che sostenevano la tesi del funzionalismo del Movimento Moderno e quelli che esaltavano il ritorno all’isolato e alla strada assieme alla conservazione dei tessuti unitari. Alcuni esempi di zac parigine hanno contribuito a portare in primo piano alcune operazioni che confermano il ruolo di laboratorio urbano della capitale, soprattutto per quanto riguarda due aspetti: quello della progettazione e quello della concentrazione fra operatori, quali la municipalità, l’Apur, le Società di Economia Mista e i progettisti.L’area nella quale si inserisce questa nuova Zac è una delle più importanti da un punto di vista strategico: è una fascia di terreno parallela alla Senna che si estende per 2,7 Km tra il Ponte Austerlitz e il boulevard orientale, occupata dai binari, aree industriali dismesse e vecchi edifici del porto di Parigi. Nonostante la posizione proprio di fronte al settore di Bercy, già in pieno rinnovo all’inizio degli anni Settanta, l’area è assoggettata ad una profonda trasformazione solo dopo la costruzione della Biblioteca Nazionale di Francia, inaugurata nel 1992 come uno degli ultimi Grandi Progetti. Praticamente inabitato e ricco di terreni immediatamente disponibili, questo settore ricopre un ruolo cruciale nei confronti dell’intera città, sia per la sua estensione, pari a circa 130 ettari, sia per la posizione del sito oltre che per le implicazioni temporali del processo di urbanizzazione, previsto in un arco ventennale.Dopo gli studi preliminari realizzati dall’Apur a partire dal 1986, nel 1991 viene affidato l’incarico di approfondire le analisi a Roland Schwaitzer, con il compito di precisare gli orientamenti programmatici e morfologici, già suggeriti dal primo Plan d’Amènagement de Zone, ripreso nelle grandi linee dal secondo e approvato nel 1993. L’applicazione della Zac dà origine a due griglie ortogonali, da una parte e l’altra della Biblioteca Nazionale, strutturate da assi che attraversano gli isolati nei due sensi, sia perpendicolarmente alla Senna che in direzione est-ovest, tagliando il grande podio della Biblioteca. Le volumetrie presentano facciate continue e allineate, dando luogo ad isolati quadrati o rettangolari, intersecati da aperture, larghe dai 6 agli 8 metri, che consentono di traguardare lo sguardo sui giardini interni oppure verso punti di vista più distanti. Si vengono a formare tre grandi blocchi residenziali, di cui particolarmente importante risulta essere quello chiamato T1 (figura 1) che contiene al centro il giardino James Joyce, progettato da Desvigne e Dalnoky: un quadrato con uno dei vertici costituito dalla chiesa progettata de Pierre-Louis Faloci.  
Bibliografia
Zac Seine-Rive Gauche, la nuova biblioteca e il suo quartiere, in “EDILIZIA POPOLARE”, n. 257/258, 1998.  L’ARCHITECTURE D’AUJOURD’HUI, n. 294.
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
Principio fondamentale è che l’insieme delle costruzioni affaccino su uno spazio pubblico. Il perimetro della Zac è inserito in una fascia parallela alla Senna di circa sei ettari, compresi tra i ponti di Tolbiac e di Bercy e delimitata, oltre che dalla Senna, dai binari e dal quartiere Chevaleret, ad est e ad ovest.
Le caratteristiche determinanti sono date dalla presenza della Biblioteca Nazionale e dalla grande Avenue de France, da costruirsi sopra i binari, bordata da grandi edifici alti 35 m. Il sito stesso ha imposto non pochi vincoli, a partire dalla presenza monumentale della biblioteca all’organizzazione della volumetria dei nuovi quartieri, in relazione al dislivello di ben 7 m che si registra lungo l’Avenue de France.
Questa grande operazione prevede al suo interno la realizzazione di 100 mila mq di terziario, 950 alloggi, per il 95% a carattere sociale, 30 mila mq di commerci e attività, poco meno di 7 mila mq di giardini pubblici, una scuola polivalente, una chiesa, un asilo nido e una scuola materna con altezze non superiori ai 24 m verso il fiume, e ai 35 m lungo la futura Avenue de France.
Edilizia
520'000 mq, 950 alloggi, di cui un terzo PLA (locativo agevolato), un terzo per il ceto medio e un terzo libero. Gli alloggi agevolati comprendono atelier per artisti e alloggi per anziani.
Infrastrutture
La grande opportunità sviluppata per l’urbanizzazione della Zac consiste nella copertura della ferrovia, per creare un’area artificiale edificabile, la sola possibilità per prolungare l’urbanizzazione verso la Senna, ricostituendo la continuità del tessuto urbano, interrotta in corrispondenza delle aree ferroviarie.
La riva sinistra della Senna era una volta intensamente occupata da attività industriali e quindi ben servita da una strada di scorrimento veloce che, pur garantendo una rapida via di accesso al centro città, costituiva una frattura notevole nei confronti della fruizione fluviale.
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Villaggio Olimpico, Roma Stampa E-mail
Scritto da maristella medici   
giovedì 29 maggio 2008
Autore scheda
ProgettistaVittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco, Luigi Moretti
Anno di Progettazione1957
Anno di Realizzazione1958-1960
PaeseITALY
Committenza/Soggetti promotoriComune di Roma, CIO, CONI, INCIS (Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati dello Stato)
Strumenti urbanisticoVariante generale del 1925-26, Piano regolatore del 1931
Dati quantitativi
Popolazione insediata10000 abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)582568 mq o mc
Superficie fondiaria (Sf) mq
Superficie coperta residenziale (Scr)70000 mq
Superficie delle strade120000 mq
Superficie dei parcheggi pubblici30000 mq
Superficie dei servizi pubblici600 mq
Superficie del verde pubblico attrezzato160000 mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali600 mq
Superficie delle attivita direzionali mq
Superficie delle attivita ricettive mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
Il 16 giugno 1955 i membri del CIO  riuniti a Parigi assegnarono la XVII Olimpiade a Roma. Oltre a costruire adeguati impianti sportivi, nel 1960 si doveva dare ospitalità a circa 8000 persone , tra atleti, accompagnatori e giornalisti. Compiuti i necessari studi preliminari e tenuto conto dell’autorevole parere del ministero dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, si optò per un’area in posizione non periferica: Campo Parioli, vicino agli impianti del Foro Italico e dell’Acqua Acetosa. Con questa decisione si potevano soddisfare tre urgenti necessità della capitale: offrire ospitalità agli atleti della XVII Olimpiade, realizzare un imponente complesso residenziale per il ceto medio, bonificare una zona dove centinaia di famiglie vivevano in condizioni disagiate. La realizzazione romana, non si fonda sul carattere contingente dei giochi, ma deve restare come solido patrimonio urbanistico della Città. Tutta l’opera costerà 8 miliardi e la futura “Città dei 10 mila”  (così sarà ribattezzato il Villaggio Olimpico) continuerà e vivere come zona residenziale.Dopo la cessione dell’area, di proprietà comunale, si procedette allo sbaraccamento delle fatiscenti costruzioni sorte abusivamente e alla demolizione di ciò che restava dell’ippodromo dei Parioli. Poco distante, anche lo stadio Torino veniva abbattuto e sostituito da un impianto più moderno e funzionale, lo Stadio Flaminio (progettisti: Pier Luigi e Antonio Nervi). Le attrezzature sportive nella zona furono completate con il Palazzetto dello Sport (Annibale Vitellozzi e Pier Luigi Nervi), accanto al quale sorse il Palazzetto delle Federazioni Sportive (Pasquale Carbonara). La cerimonia per la posa della prima pietra del Villaggio Olimpico si svolse il 10 maggio del ’58, alla presenza del ministro Togni, il sindaco Cioccetti, del presidente dell’INCIS e del vicepresidente del CONI. I lavori ebbero inizio in ottobre, completato lo sgombero del Campo Parioli. Furono divisi in cinque lotti, ognuno dei quali raggruppava fabbricati contigui e con caratteristiche simili, ed eseguiti da 35 imprese. I progettisti previdero, su una superficie complessiva di 35 ettari palazzine da due a 5 piani di tipo modernissimo circondate da zone verdi. Oltre a moltissimi arbusti e cespugli (circa 8000) nel Villaggio furono impiantati 800 alberi ad alto fusto. Si è rispettato al massimo l’ambiente naturale, anzi si è fatto del verde l’elemento più importante del progetto. Con un sapiente gioco di volume sono disposti in maniera tale da lasciare libera la visuale sia verso la collina di Villa Glori che verso le sponde del Tevere, armonizzandosi con il paesaggio. Le diverse soluzioni architettoniche sono fortemente unificate dalla scelta di alcuni elementi comuni: oltre ai pilotis, i marcapiani in cemento, le finestre a nastro verniciate di bianco e la cortina di rivestimento di un color giallo dorato. All’epoca dei Giochi i soli edifici pubblici non provvisori del quartiere erano la scuola (preesistente) e il mercato coperto a pianta esagonale. Venne destinata a parcheggio la vasta area risultante dalla demolizione dell’ippodromo di Villa Glori e del cinodromo della Rondinella, sulla destra del viale de Coubertin. Qui sorge l’auditorium di Renzo Piano. “Si può lecitamente affermare –scriveva Ettore Della Riccia- che, in Roma, è questo il primo caso di edilizia sovvenzionata in cui non solo si è raggiunta una unità architettonica concettuale e formale, ma si è anche realizzata una coesione completa tra architettura e disposizione urbanistica”. Il Villaggio Olimpico rappresenta ancora oggi un dignitoso esempio di zona residenziale cittadina a livello europeo. È senza dubbio uno dei migliori quartieri di iniziativa pubblica realizzati a Roma, certamente il primo in cui siano stati applicati con coerenza i principi dell’urbanistica del Movimento Moderno. Gli anni sembrano confermare la bontà di quella scelta.Il Villaggio fu consegnato al CONI il 4 giugno del 1960.
Bibliografia
LIVIO TOSCHI, Roma ,dalla città sportiva al Villaggio Olimpico, in “EDILIZIA POPOLARE”, n. 269/270, 2001. www.comune.roma.it
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
L’area è situata tra il Tevere, la via Flaminia, le pendici di Villa Glori e dei Parioli. L’area è stata oggetto di un grande studio di volumi residenziali, circondata per via della sua iniziale funzione, da strutture sportive tra cui: lo Stadio Flaminio, il Palazzetto dello Sport, il Palazzo delle Federazioni Sportive e un’altra modernissima attrezzatura pubblica di interesse collettivo come la Città della Musica di Renzo Piano. L’area è un perfetto esempio di zona residenziale dotata cioè di un sistema di strade che distribuiscono le residenze; inoltre si alternano dotazioni di parcheggi e aree verdi (fondamento del progetto). I progettisti previdero infatti, su una superficie di circa 35 ettari, palazzine da 2 a 5 piani, circondate da zone verdi di pini, lecci e allori, sollevate da terra su pilotis, per lasciare completamente libero e tutto percorribile il piano terreno destinato ad ampi spazi ombrosi per il riposo, a comunicazioni pedonali, e allo scopo di permettere l’inserimento continuo di prati e di verde tra le palazzine.
Edilizia
Ad ovest del viadotto, parallele a viale Tiziano, abbiamo: 5 case di 2 piani a pianta quadrata, con scala centrale e 4 alloggi per piano; 2 case in linea di 5 piani con piccoli appartamenti e chiostrine centrali, con 11 scale e altrettanti ascensori che suddividono le costruzioni in varie unità separate di 15 appartamenti ciascuna; 4 case in linea di 4 piani dalla pianta leggermente articolata, 3 con 8 scale più una con 9 scale che servono 8 appartamenti ciascuna. Ad est del viadotto abbiamo: 4 case in linea di 4 piani disposte a formare una corte quadrata, con 16 scale che servono 8 appartamenti ciascuna; 11 case in linea di 3 piani, con 57 scale che servono 6 appartamenti ciascuna; 39 case di 2 piani con pianta a croce, a scala centrale e 4 alloggi per piano (si tratta dei due gruppi di “crocette” alle pendici di Villa Glori). Per un totale di 33 unità, composte da 143 edifici.
Infrastrutture
Risultò necessario definire il disegno di un nuovo asse di scorrimento veloce che collegasse, attraverso l’inutilizzato ponte Flaminio, la Cassia e la Flaminia con viale Tiziano e viale Parioli, al centro di Roma. Questo viadotto lungo circa un chilometro (progetto strutturale di Pier Luigi Nervi) prende il nome di Corso Francia. L’esistenza del terrapieno sul quale correva il Corso Francia costituiva un’inammissibile frattura tra il settore orientale e quello occidentale del comprensorio, compromettendone la continuità; di qui l’idea del viadotto su pilastri, che svincola completamente il quartiere sottostante dal traffico di transito è ne salva l’organicità, anche perché la sua caratteristica di nastro stradale aereo su pilastri trova una eco immediata nei prossimi edifici poggianti su pilotis.
(figura 2) Planivolumetrico (edifici effettivamente costruiti)
(figura 3) Edifici in linea che mettono in risalto la composizione su pilotis
(figura 4) Edifici in linea con l’elemento caratteristico dei torrini sulle terrazze di copertura
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Meudon la Foret Stampa E-mail
domenica 25 maggio 2008
Autore scheda
ProgettistaFerdinand Pouillon
Anno di Progettazione1959
Anno di Realizzazione1959-1961
PaeseFRANCE
Committenza/Soggetti promotoriprivata
Strumenti urbanistico
Dati quantitativi
Popolazione insediata abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)75580 mq o mc
Superficie fondiaria (Sf) mq
Superficie coperta residenziale (Scr) mq
Superficie delle strade50000 mq
Superficie dei parcheggi pubblici mq
Superficie dei servizi pubblici mq
Superficie del verde pubblico attrezzato mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali mq
Superficie delle attivita direzionali mq
Superficie delle attivita ricettive mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
Nel 1959 Pouillon chiede aiuto all’ex sindaco di Algeri (Chevallier) per finanziare una nuova operazione per la quale aveva già redatto un modello e le piante, da edificarsi su un terreno su cui deteneva un’opzione; nasce cosi Meudon la Foret.Il quartiere si trova in una zona tranquilla di Meudon ed è completamente circondato dal bosco.Il complesso è caratterizzato da alti edifici organizzati a corti aperte comunicanti con gli spazi verdi pubblici (figura 3) che danno luogo ad una gerarchia spaziale fatta di percorrenze e piazze monumentali.
Bibliografia
GEMMA RADICCHIO, Quartiere Meudon la Forêt 1959, in “Casabella”, n. 639, 1996, p. 37. * I dati quantitativi riguardanti Su e superficie delle strade sono stati ricavati tramite Google Earth.
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
Sono presenti due centri commerciali ospitati in vecchie costruzioni.
Il verde pubblico è comunicante con quello privato ed entrambi sono presenti in modo diffuso su tutta la superficie del quartiere.
Edilizia
Alte palazzine da quattro a nove piani caratterizzate da un’architettura estremamente monumentale ripetuta con poche variazioni (figura 4).
Infrastrutture
Buona presenza di percorsi pedonali dislocati su tutta la superficie del quartiere.
Figura 1. Localizzazione del quartiere.
Figura 2. Planimetria generale del quartiere.
Figura 3. Esempio di corte aperta con spazio verde.
Figura 4. Prospetti di alcuni edifici
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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