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Schede Lab. B
Quartiere Watergate, Washington Stampa E-mail
Scritto da SIMONE VEZZOSI   
venerdì 05 giugno 2009
Autore scheda
ProgettistaLuigi Moretti
Anno di Progettazione1961
Anno di Realizzazione1964
PaeseUNITED STATES
Committenza/Soggetti promotoriSocietà generale immobiliare (S.G.I.)
Strumenti urbanisticoPiano urbanistico di Pierre L'Enfant
Dati quantitativi
Popolazione insediata3200 abitanti
Superficie territoriale (St)45640 mq mq
Superficie o volume utile edificati (Su)183300 mq mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)14100 mq mq
Superficie coperta residenziale (Scr)14100 mq mq
Superficie delle strade mq
Superficie dei parcheggi pubblici mq
Superficie dei servizi pubblici mq
Superficie del verde pubblico attrezzato26340 mq mq
Numero alloggi1200 (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali12300 mq
Superficie delle attivita direzionali42800 mq
Superficie delle attivita ricettive24000 mq (260 suites d’albergo) mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali0 mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
Nel 1783 il Congresso degli Stati Uniti, decise di dare al paese una capitale permanente. Nel 1790 il Congresso approvò il Residence Act, con cui si destinava alla futura capitale una superficie di circa 16 km2 lungo il fiume Potomac, ai confini con gli stati della Virginia e del Maryland. La zona prescelta prese allora il nome di District of Columbia, in ricordo di Cristoforo Colombo. La città, progettata nel 1791 dall'urbanista francese Pierre L'Enfant e originariamente chiamata Federal City, venne in seguito rinominata con il nome attuale dal Congresso in memoria del primo presidente della nazione, George Washington. Quando nel 1800 il governo federale si spostò a Washington la città contava meno di 5000 abitanti. Nel corso della guerra di secessione la popolazione aumentò notevolmente, in gran parte per effetto dell'immigrazione della popolazione di colore. Nel corso del XX secolo i confini della città si estesero oltre quelli del progetto di L'Enfant, mentre la depressione degli anni Trenta e le relative misure economiche del New Deal, unitamente alle due guerre mondiali, portarono a un'enorme crescita della popolazione. Abitanti: 572.059 (2004). Washington è oggi il cuore di uno dei maggiori agglomerati urbani del paese e centro di attività politiche e diplomatiche a livello nazionale e internazionale. La città è suddivisa in quattro aree che si uniscono in corrispondenza del Campidoglio degli Stati Uniti. Nell'area detta The Mall, circondata da edifici pubblici e musei, si trovano i principali edifici federali. L'edificio più significativo di quest’area, per la sua maestosa architettura e per la posizione sulla cima di una collina, è il Campidoglio, sede del Congresso degli Stati Uniti. A circa 2,5 km dal Campidoglio si trova la Casa Bianca. La Casa Bianca si trova di fronte a Lafayette Square, mentre la balconata posteriore si affaccia sull'Ellisse in direzione del Jefferson Memorial. Sulla Pennsylvania Avenue, fra la Casa Bianca e il Campidoglio, si trova il National Archives Building (1935). Si tratta di uno dei grandi edifici governativi (compresi quelli dei ministeri della Giustizia, del Tesoro, delle Poste e del Commercio) che tutti insieme formano il complesso noto con il nome di Federal Triangle (1926-1935). Il complesso del Watergate sorge fra la sopra menzionata Pennsylvania Avenue e il fiume Potomac sul quale si affaccia, in un’area quindi altamente rappresentativa per gli Stati Uniti d’America ed inserita in un ampio sistema di parchi urbani. A sud del quartiere, vi è il rinomato il Kennedy Center for the Performing Arts, centro polivalente per rappresentazioni teatrali, operistiche, musicali e cinematografiche. Ancora più a sud è presente il Lincoln Memorial Park. Questo quartiere viene ricordato per lo scandalo che coinvolse l’America negli anni settanta. La vicenda ebbe origine con l'installazione di un sistema di intercettazione telefonica nel quartier generale del Partito democratico presso quest’area, a beneficio del comitato per la rielezione del repubblicano Nixon, presidente in carica. Lo scandalo Watergate costituì uno dei più grandi scandali politici della storia americana ed ebbe vasta eco internazionale su tutti i quotidiani. La stessa parola "Watergate" è diventata linguisticamente produttiva nel linguaggio giornalistico americano: il suffisso -gate compare regolarmente (oramai scisso dal suo etimo originario) col significato di "scandalo" in molti neologismi quali Sexgate, Irangate, Whitewatergate ecc.
Bibliografia
- L.Finelli, Luigi Moretti la promessa e il debito, Officina edizioni, 1989 - F.Bucci M.Mulazzani, Luigi Moretti opere e scritti, Electa, 2000 - B. Zevi, L’Architettura: cronache e storia, 1963 - S. Santuccio, Luigi Moretti , Zanichelli, 1986 - Ponti Gio, Tre architetture di Luigi Moretti: il progetto per il complesso residenziale Watergate a Washington, in «Domus», 1964, numero 419 - Santini Pier Carlo, Incontro con Luigi Moretti, Ottagono, 1970, numero 16 www.architettoluigimoretti.it www.watergatenotes.net
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
Il complesso è uno dei più grandi realizzati in quel periodo; esso accoglie oltre 1200 appartamenti, un albergo, un grande edificio per enti culturali, un completo grande shop-center; tre ristoranti, caffè, club, ecc. Il grande giardino all’italiana e le quattro piscine che ne fanno parte, le opere d’arte che vi sono installate, arricchiscono gli edifici come una grande scenografia antica realizzata con spirito moderno (fig.13).Il Watergate è composto da edifici di caratteristica e ardita linea, aperti ad anfiteatro sul fiume Potomac, in uno dei punti più centrali della città. L’Architetto ha scelto per la configurazione dei suoi edifici forme curve fortemente dinamiche.Le cesure orizzontali a metà altezza, oltre a rompere il ritmo delle facciate, ospitano al loro interno i piani dei servizi, facilmente individuabili quindi anche dall’esterno. L’hotel, attualmente in ristrutturazione, alloggia in un’ala del complesso, occupando anche due piani seminterrati (fig.12-16). Gli uffici occupano un edifico da terra a tetto adiacente all’hotel (fig.16). I negozi sono al piano terreno o collocati nei piani interrati comunque aperti verso l’esterno, formando quindi delle piazzette ipogee (figg.8-11). La disposizione e la forma degli edifici formano tre grandi spazi verdi pubblici, attrezzati con fontane e piazzette pavimentate, il tutto formato da linee sinuose e dinamiche.
Edilizia
Gli edifici del complesso hanno una struttura portante in cemento armato, pannellatura delle fasce di chiusura in cemento granigliato prefabbricato , balaustre dentate in pannelli prefabbricati di cemento liscio (fig.10).Moretti, che in quegli stessi anni sviluppa e manifesta attraverso una serie di scritti le proprie riflessioni sull’uso delle modanature in architettura, individua nel motivo delle balconate continue l’elemento architettonico significativo di tutta la composizione con cui, dice l'architetto stesso, si è inteso ottenere una energica accentuazione plastica traendo partito dall’elemento funzionale delle balconate continue, giustificate, anzi imposte, dalla particolare situazione panoramica.Questa scelta formale però, troverà obiezioni e continue e sollecitazioni da parte della committenza, al punto da delineare, dopo anni di attiva collaborazione, una possibile rottura nei rapporti con la Società.La soluzione dei parapetti dei balconi, che nella loro estensione e sovrapposizione giocano un ruolo fondamentale nella composizione e che sono realizzati con elementi solidi, ripetuti, come moderni balaustri, dà agli edifici effetti prospettici singolari . Tutto il progetto è di una “libertà di fantasia” all’italiana; gli edifici non più “estranei contenitori di vita ma essi stessi partecipano e sembrano eccitare la vita medesima che ospitano”.Osservando il progetto per Algeri di Le Corbusier (1931) e in specifico il centro residenziale adagiato sulla collina, vi si possono rintracciare le linee del futuro Watergate, con la sua cesura orizzontale a mezza altezza ripetuta su tutti i blocchi, la stessa ricavata da Le Corbusier medesimo al piano di servizi della sua unitè d’Habitation a Marsiglia (fig.13). Un altro confronto si piò fare con il vortice delle fasce esterne del Guggenheim Museum di Wright (fig.14). Per questo progetto sono state usate nuove tecniche come l’uso del computer e la prefabbricazione su larga scala.
Infrastrutture
Tutti gli edifici del complesso Watergate sono collegati, non solo da un impianto di riscaldamento comune, ma da passaggi sopraelevati, una sorta di tessuto connettivo che unisce insieme i balconi alla fine di ogni edificio (fig.10). I collegamenti consentono il passaggio delle auto a livello del suolo, come gli ingressi per l'hotel, anteriore e posteriore. I "ponti" collegano i piani 2, 3 e 4, il che significa che tali appartamenti ai piani superiori hanno ampi balconi, più che portici privati. I proprietari di alcuni di questi, con il permesso del consiglio di amministrazione, hanno fatto in modo di recuperare un ulteriore camera. Qual è la spiegazione per questi "ponti"? Qui si ritorna al concetto originale di una città all'interno di una città, l'originale PUD , un dispositivo di zonizzazione che tratta il complesso come un'unica entità e consente ai vari edifici di occupare il terreno su un'unica base, piuttosto che alla forza di ogni singolo edificio separato.. In breve, il totale degli spazi aperti è lo stesso, forse un po' più generoso, distribuiti diversamente, fintanto che non vi è un unico edificio. In effetti, il collegamento tra i quattro balconi soddisfa il requisito di zonizzazione da collegamento tra i cinque edifici in un unico apparecchio (il PUD). Quindi abbiamo, almeno tecnicamente, un unico edificio Watergate. Sono previsti parcheggi solamente nei piani interrati che si estendono anche al di sotto dello spazio destinato a parco, lasciando quindi ampie zone verdi a quota del pian terreno.
2 vista aerea a volo d'uccello
3 vista sud del complesso
4 pianta piano terra
5 prospetti
6 prospetti
7 il complesso in costruzione
1 inquadramento
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Milano San Felice Stampa E-mail
Scritto da Ilaria Pignatelli   
mercoledì 03 giugno 2009
Autore scheda
ProgettistaLuigi Caccia Dominioni, Vico Magistretti, Giorgio Pedroni
Anno di Progettazione1968
Anno di Realizzazione1975
PaeseITALY
Committenza/Soggetti promotoriAnna Bonomi-B.I.I.-(committente); ing. Giorgio Pedroni e famiglia Bencini (soggetti promotori)
Strumenti urbanistico
Dati quantitativi
Popolazione insediata4.500 abitanti abitanti
Superficie territoriale (St)600.000 mq
Superficie o volume utile edificati (Su)151.000 mq mq o mc
Superficie fondiaria (Sf) mq
Superficie coperta residenziale (Scr) mq
Superficie delle strade160.000 mq
Superficie dei parcheggi pubblici6300 mq
Superficie dei servizi pubblici mq
Superficie del verde pubblico attrezzato458.000 mq
Numero alloggi3500 (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali mq
Superficie delle attivita direzionali2256 mq
Superficie delle attivita ricettive mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali8500 mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
Nel 1964 venne approvato dalla Giunta Provinciale la delibera rilasciata dal Comune di Segrate riguardante convenzione con la signora Amelia Annoni in Fontana, già proprietaria di alcune zone di Milano. Questa parte di territorio venne da lei venduta senza alcuna costruzione e, dopo numerosi passaggi di proprietà, finì nelle mani della famiglia Benicini. Ma fu solo dopo un’idea dell’ingegner Pedroni che naque il quartiere San Felice. Nel 1966 naque dall’idea di un luogo residenziale ad una distanza ottimale dal centro di Milano (figura 1), tale da non avere vincoli urbanistici di alcun tipo. In tal modo il progetto poteva svilupparsi con strade “cieche” per non creare flussi di traffico troppo importanti, servizi di ogni genere e per ogni necessità e rendere tranquillità e benessere. L’idea venne ben accolta, ma si incontrarono ostacoli politico-economici con il Comune di Sagrate. Il progetto iniziale era delimitato da otto torri per negozi e anche un centro sportivo, e sette strade convergenti su queste. Le ville dovevano essere realizzate sul lato destro, come si vede nel plastico (figura3) e la strada anulare attraversata da sette ponti che collegavano i golfi (i giardini) con la parte centrale. Allora, il lago Malaspina non faceva parte del progetto, quindi la parte nord, dove vi erano delle case, era ben separata da una sorta di confine che teneva lontano tutto il comparto. Nel 1967 venne così presentato un progetto di quartiere autonomo completo di infrastrutture ed opere urbanistiche ridotto però dai 30.000 ai 15.000 m3 per ettaro, nato dalla collaborazione tra l’Ingegner Pedroni e due noti architetti italiani: Luigi Caccia Dominioni e Vico Magistretti. Come si può notare, il secondo progetto (figura 4) includeva il lago Malaspina; di conseguenza la parte che era centrale, venne spostata sulla destra del lago e le palazzine del comparto nord si avvicinarono, non avendo più quel confine. Il progetto definitivo presentava un campo da golf e due poni aggiuntivi. Il progetto fu una promessa non totalmente rispettata. Nel 1969, vennero tracciate la Settima e l’Ottava strada, dove poco dopo sorsero le prime costruzioni che, una volta terminate ed allestite, vennero promosse al pubblico. Difatti, già da quell’anno arrivarono i primi sanfeliciani. Nel 1971-72 vennero completate diverse torri e corpi bassi del centro commerciale e nel ’73 iniziarono gli scavi per le restanti torri e per la nona strada, che però non venne più costruita come nel progetto iniziale, così come i nove ponti ciclo pedonali sopra la strada anulare che dovevano fare da collegamento tra i golfi ed il Centro Commerciale. Entrambe per ragioni di ordine tecnico-normativo scaricate sul Comune di Segrate. E probabilmente per la stessa ragione, nel 1974 non si edificò la piazzetta sul lago con bar e altri servizi, ma una grande palazzina di cinque piani e numerose villette marroni. Fino al termine dei lavori il progetto subì ulteriori trasformazioni ma anche lamentele per carenza di parcheggi e box, proprio a causa dell’ampliamento di appartamenti nelle palazzine.
Bibliografia
Luigi Caccia Dominioni, Flussi, spazi e architettura, Maria Antonietta Crippa, Torino, 1996 P.C. Santini (a cura di), "Milano San Felice", in Ottagono, n. 25, pp. 78-84, 1972 http://www.san-felice.it/index.php?option=com_content&task=view&id=15&Itemid=138 http://www.architetturadelmoderno.it/scheda_nodo.php?id=200 http://it.wikipedia.org/wiki/Milano_San_Felice
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
Centro del progetto è la strada anulare sul quale confluiscono 7 strade, 9ponti, mentre i percorsi ciclabili e pedonali si sviluppano verso i golfi. 9 torri di attività terziaria sono distribuite lungo tutto il perimetro della strada anulare. Le abitazioni sono di diversa forma: edifici a schiera e ville unifamiliari. Varie strutture di servizio completano il progetto: un centro sportivo in riva al lago, campi da tennis e da golf, e un centro commerciale più periferico con 80 negozi, una scuola, una chiesa e un club house.
Edilizia
Il complesso, delimitato da siepi, si compone di un ingresso con portineria e sue pertinenze, nonché uffici e locali destinati all’amministrazione dello stesso. Le palazzine a schiera sono 153, le torri 18 e le ville 114, gli appartamenti circa 3500, tavernette e sottotetti 239 e i box 1568. Le torri sono in cemento armato di 8-9 piani, colore grigio con infissi rossi, e hanno box sotterranei. Le palazzine a schiera, dai 2 ai 6 piani, con varie sfumature di colore dall’azzurro al verde, hanno infissi bianchi e box a livello della strada. Le ville in mattone sono su due piani e dotate di giardino privato. Le palazzine dispongono di 2 ingressi, uno sulla strada, uno sulla strada, uno sul giardino per incentivare la mobilità ciclo-pedonale.
Infrastrutture
La realizzazione della prima strada (attualmente strada Malaspina) riproduce il progetto invariato nella prima parte ma totalmente cambiato nella parte finale. La seconda strada viene cambiata nella sua direzione (attualmente verso ovest). Con queste modifiche ci furono problemi di parcheggi e carenze di box in quanto venne aumentato il numero delle abitazioni. La strada anulare arriva quasi a metà di via Malaspina. Il lago non è accessibile, di conseguenza la strada si sviluppa leggermente lontana dal lago. La rete viaria interna è divisa in due settori: le strade-auto e le strade pedoni. Le prime ampie 19m raggiungono tutte le case ma sono a fondo cieco per evitare traffico di transito; le seconde si sviluppano nella direzione del verde, completamente separate dalle altre e permettono di arrivare ovunque. Lunghezza strade 8400m.
Figura 1. Distanze dal centro di Milano
Figura 2. Primi schizzi di progetto
Figura 3. Plastico del primo progetto
Figura 4. Plastico del secondo progetto
Figura 5. Ultimo progetto
Figura 6. Plastico
Figura 6.1 Plastico particolareggiato per la presentazione al pubblico
Figura 7. Tipologie degli appartamenti delle palazzine
Figura 8.Tipologie degli appartamenti delle torri
Figura 9. Progetto viabilistico stradale
Figura 10. Prime edificazioni
Figura 11. Differenze tra progetto iniziale e costruito
Figura 12. Immagini delle palazzine
Figura 13.Immagini delle torri
Figura 14. Immagini delle ville
Figura 15. Immagini dei servizi
Figura 16. Vista dall'alto della settima e ottava strada
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Quartiere Nuova Monteluce Perugia Stampa E-mail
Scritto da Silvia Scaffidi   
mercoledì 03 giugno 2009
Autore scheda
ProgettistaJulia B.Bolles, Peter Wilson
Anno di Progettazione2006
Anno di RealizzazioneInizio lavori 2007-conclusione prevista entro 2009
PaeseITALY
Committenza/Soggetti promotoriBNL Fondi Immobiliari Sgrpa per conto di Fondo Umbria Comparto Monteluce
Strumenti urbanisticoPiano Urbanistico Attuativo
Dati quantitativi
Popolazione insediata/ abitanti
Superficie territoriale (St)75.000 mq
Superficie o volume utile edificati (Su)65.000 mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)44.500 mq
Superficie coperta residenziale (Scr)19600 mq
Superficie delle strade12.350 mq
Superficie dei parcheggi pubblici9.500 mq
Superficie dei servizi pubblici8.000 mq
Superficie del verde pubblico attrezzato10.500 mq
Numero alloggi/ (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali6.500 mq
Superficie delle attivita direzionali6.000 mq
Superficie delle attivita ricettive10.000 mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali/ mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
Il progetto riguarda la riconversione del Complesso immobiliare denominato Policlinico di Monteluce, che insiste su un’area di rilevante interesse della città di Perugia, poiché in origine era occupata dal monastero di clausura delle Clarisse e più recentemente dall’ospedale, la cui riqualificazione, ad esito del trasferimento delle attività sanitarie ed universitarie precedentemente in esso allocate, risulta strategica per la qualità urbana della città e per il suo sviluppo socio-economico. Il progetto (Immagine 1), a cura dello studio Bolles+Wilson, vincitore del concorso internazionale di idee, pone grande attenzione alla qualità degli spazi urbani. Rinuncia a corpi dominanti preferendo una sequenza di volumi di dimensioni modeste e di diversa tipologia che si lega armoniosamente alle preesistenze monumentali esistenti e insieme costruisce un contatto inedito con i quartieri e le aree verdi che circondano Monteluce. Si tratta di un progetto che punta alla qualità diffusa di ogni elemento costruito sulla lenta successione di una serie di piazze urbane poste sulla parte alta del colle Monteluce e su cui si affacciano le diverse funzioni tra cui quella residenziale, commerciale, ricettiva e di pubblica utilità; cercando di enfatizzare al massimo la sensazione di un’intensa vita urbana. Insieme la sequenza degli edifici dialoga continuamente con il paesaggio circostante e con la città antica di Perugia aprendo inedite visuali attraverso terrazze e cannocchiali panoramici sull'intorno (Immagine 2). Per ragioni legate alla morfologia del sito, le nuove costruzioni sono prevalentemente realizzate sul sedime delle vecchie strutture ospedaliere. Tale soluzione limita i movimenti di terra, ma soprattutto conserva e valorizza la vegetazione esistente. Nell’area sono presenti tre edifici storici, che saranno gli unici ad essere mantenuti: la Chiesa di S. Maria di Monteluce del 1218, il complesso dell’ex-convento, un padiglione ospedaliero (come memoria delle antiche funzioni) e la cappella dell’ospedale (che contiene affreschi di Gerardo Dottori), che verranno restaurati. Il nuovo disegno dell’area introduce piazze e spazi pedonali che disegnano una nuova “coreografia urbana”. La trasformazione si caratterizza inoltre per una particolare attenzione al tema della sostenibilità ambientale, in tal senso il progetto propone un approccio globale, che va oltre la semplice riduzione dei consumi energetici e ricerca più in generale al comfort ambientale.
Bibliografia
Parametro, n.217 http://www.nuovamonteluce.it http://www.bnlfi.it http://www.bolles-wilson.de/Monteluce Paola Pierotti, Il sole 24 ore del 03 dicembre 07
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
Il sistema degli spazi si articola in una successione di tre piazze. La prima che si incontra è Piazza Monteluce (Immagine 3), antistante il convento, che costituisce la porta d’accesso principale al nuovo quartiere e funge da collegamento con la parte più antica della città, essa manterrà la forma attuale. In seguito si trova la prima piazza di nuova realizzazione (Immagine 4), alle spalle dell’ex convento. Ospita un complesso di funzioni indipendenti: a nord, sono situati i nuovi spazi commerciali, suddivisi su due livelli e nella parte più alta dello stesso edificio sono collocati uffici con viste panoramiche. Ad est, il padiglione dell’ex ospedale conservato incornicia e costituisce il passaggio alla seconda piazza. In corrispondenza del nuovo portale si colloca un bar che anima l’ambiente urbano circostante. A sud, si trova l’hotel (Immagine 9), che ingloba parte dell’originario convento, disegna un complesso di nuovi terrazzamenti che degradano progressivamente verso valle. In posizione sopraelevata rispetto, la piazza c’è il centro congressi (Immagine 10) che si distingue per la sua forma contemporanea.
La seconda piazza (Immagine 5), di forma conica, ospita un nuovo centro di vita sociale ed urbana. Sui fronti longitudinali possiamo trovare a nord alcuni esercizi commerciali ed il complesso di residenze per studenti, direttamente collegate, mediante un camminamento pedonale al nuovo polo universitario. Sul lato sud, su più livelli, trovano posto un asilo (Immagine 11), un presidio sanitario, spazi per il commercio, lo sport e la ristorazione. Il lato est si apre su un giardino che precede la vista del paesaggio collinare.
La zona a nord-est è denominata Parco d’Este (Immagine 6), è formata da ampi spazi verdi circondano un nuovo edificio a destinazione d’uso socio-sanitaria (Immagine 12), che incornicia la cappella dell’ospedale conservata e restaurata. Il parco, che in futuro ospiterà anche una scuola, degrada poi verso est lasciando intravedere il paesaggio circostante.
Edilizia
Il progetto comprende diverse tipologie edilizie favorendo così la creazione di volumi “su misura” per mantenere una continuità con la città storica rispettando la panoramicità del luogo. Per ragioni legate alla morfologia del territorio, le nuove costruzioni sono prevalentemente realizzate sul sedime delle vecchie strutture ospedaliere. Le residenze sono disposte sul perimetro del complesso. I nuovi edifici residenziali sono immaginati come “ville urbane” (Immagine 7), disposte in prevalenza sul lato sud dell’area, dove è possibile impostare gli edifici su diversi livelli sfruttando la naturale pendenza del sito. Le residenze sono divise in quattro diversi comparti. A ovest, un primo lotto di residenze comprende tre piccoli edifici che prolungano il tessuto urbano esistente introducendo la nuova Monteluce. Verso est, altri due lotti realizzano una nuova sequenza di corpi irregolari immersi nel verde della collina. Poco più a nord, il quarto lotto ospita le residenze convenzionate per studenti (Immagine 8) che si raccorda con il sistema delle piazze pubbliche.
La strategia progettuale si sviluppa su un’attenta analisi che parte dallo studio delle qualità territoriali fino al dettaglio delle prestazioni dei materiali utilizzati; in aggiunta alle scelte tecnico-prestazionali sono stati indicati i sistemi bioclimatici atti a valorizzare le caratteristiche energetiche e architettoniche dell’intervento. Sono stati adottati sistemi solari passivi come tetti a giardino, giardini pensili, torri solari, torri di ventilazione, iper-isolamento delle strutture opache e trasparenti, frangisole che assieme a collettori solari termici, pozzi geotermici e recupero delle acque piovane, costituiscono il perfetto incontro tra architettura e tecnologia.
Infrastrutture
La circolazione interna all’area favorisce lo sviluppo di molteplici percorsi pedonali che si collegano alle diverse parti dell’intervento.
Alcuni di questi mettono in comunicazione le piazze pedonali con le residenze realizzate nella parte bassa. Discendono lungo la collina, seguendo prevalentemente l’andamento dei sentieri preesistenti e si confondono nel verde. Altri realizzano un accesso da via del Giochetto e dalla zona del nuovo polo universitario.
La circolazione esterna all’area ripercorre le strade esistenti. Il sistema degli accessi si differenzia tuttavia in relazione alle diverse destinazioni d’uso.Gli accessi pubblici avvengono in prevalenza da via del Giochetto.
L’accesso alle residenze avviene mediante una viabilità secondaria che recupera i percorsi alberati presenti sull’area e separa gli accessi delle unità abitative da quelli del complesso.
Oltre il 90% dei parcheggi è realizzato in strutture interrate. I parcheggi pubblici, in minima parte, sono disposti lungo la viabilità interna all’area, mentre gran parte si trova al di sotto delle piazze dove sono collocati ampi parcheggi pubblici, collegati direttamente con gli edifici soprastanti.
Trovano invece sistemazione al di sotto delle residenze le autorimesse private. In tal modo si cerca di disincentivare la penetrazione del traffico veicolare all’interno dell’area. L’area sarà collegata al resto della città dal nuovo minimetro la cui stazione s troverà proprio in prossimità di piazza Monteluce.
Immagine 1: Planimetria Progetto da modello
Immagine 2: Vista complessiva Progetto da modello
immagine 3: Portale ingresso da Piazza Monteluce
Immagine 4: Prima Piazza
Immagine 5: Seconda Piazza conica
Immagine 6: Parco d'Este
Immagine 7: Ville Urbane (planimetria e vista modello))
Immagine 8: Residenze per studenti (planimetria e vista modello)
Immagine 9: Hotel (planimetria e vista modello)
Immagine 10: Centro congressi (planimetria e vista modello)
Immagine 11: Scuola Materna e presidio sanitario (planimetria e vista modello)
Immagine 12: Clinica e Chiesa esistente (planimetria e vista modello)
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Quartiere Valco San Paolo Stampa E-mail
Scritto da Mario Carotti   
mercoledì 03 giugno 2009
Autore scheda
ProgettistaMario De Renzi, Saverio Muratori, Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Fernando Puccioni
Anno di Progettazione1949
Anno di Realizzazione1953
PaeseITALY
Committenza/Soggetti promotoriIstituto Autonomo Case Popolari
Strumenti urbanisticoPRG
Dati quantitativi
Popolazione insediata3000 abitanti
Superficie territoriale (St)50850 mq
Superficie o volume utile edificati (Su)45200 mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)29210 mq
Superficie coperta residenziale (Scr)15334 mq
Superficie delle strade8684 mq
Superficie dei parcheggi pubblici670 mq
Superficie dei servizi pubblici mq
Superficie del verde pubblico attrezzato1300 mq
Numero alloggi440 con 2062 vani (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali1283 mq
Superficie delle attivita direzionali mq
Superficie delle attivita ricettive mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
Il quartiere di Valco San Paolo fu il primo intervento realizzato a Roma, tra l’estate del 1949 e il 1952, nell’ambito del “Piano per l’incremento dell’occupazione operaia” e segna l’avvio del piano Ina-Casa a Roma. Il quartiere è localizzato nel settore meridionale della città ed occupa un’area pianeggiante posta tra le direttrici di viale Marconi e via Ostiense e a sud della Basilica di San Paolo fuori le mura, da cui prende il nome. Tale quartiere però nasce in una zona già “costruita” infatti è delimitata da un altro insediamento di edilizia pubblica, costituito da sei palazzine che sorgono sulla via Ostiense e a Est rispetto al quartiere preso in esame. Questi assi, che vanno a scandire l’organizzazione del quartiere, vengono usati per allineare degli edifici e creare nello specifico un asse di servizi commerciali su una piastra rialzata rispetto al piano stradale. Il progetto urbanistico è stato eseguita da Mario De Renzi e Saverio Muratori mentre per quanto riguarda il progetto architettonico ci fu anche l’intervento di Mario Paniconi, Giulio Pediconi e Fernando Puccioni e proprio grazie a questa unione di più progettisti si può ammirare la grande varietà ma soprattutto l’aggregazione di diverse tipologie edilizie. In un discorso più ampio va sottolineato che negli interventi Ina-Casa è molto evidente come lo studio dell’architettura a scala urbana implichi uno stretto rapporto tra la morfologia urbana, tipologia insediativa e tipologia edilizia, il cui rigoroso controllo determina un’immagine riconoscibile del quartiere e dei suoi confini. Nel quartiere di Valco San Paolo risulta evidente come l’insieme e le parti raggiungono una precisa unità stilistica attraverso un attento controllo dei modi di rapportarsi delle diverse tipologie edilizie ma trova spazio anche una serie di piccole attrezzature di servizio per il quartiere e di elementi di arredo urbano. Negli ultimi anni infatti questa zona è invece diventata il centro di una nuova città universitaria, quella dell’Università Roma Tre, le cui facoltà si distribuiscono da viale Marconi fino al complesso dell’ex-Mattatoio o dei Mercati Generali. Per anni infatti la zona ex-Ina di Valco San Paolo ha convissuto a stretto contatto, con Viale Marconi, con altre Facoltà, tra cui Ingegneria, Biologia e Scienze Politiche, nate nel 1995 nelle sedi di via Segre e via della Vasca Navale. Questo è sintomo di una facile accessibilità di tale quartiere che non a caso è raggiungibile da strade di scorrimento che attraversano tutta la città, senza però tralasciare anche la posizione strategica rispetto alla linea della Metropolitana.
Bibliografia
Margherita Guccione, Maria Margarita Segarra Lagunes, Rosalia Vittorini, Guida ai quartieri romani Ina-Casa, Gangemi editore, Roma, 2002 Piero Ostilio Rossi, Roma – Guida all’architettura moderna 1909-1001, Laterza, Bari,1991 G. Cataldi, Saverio Muratori. Il pensiero e l’opera, Firenze, 1991 Maria Luisa Neri, Mario De Renzi. L’architettura come mestiere 1897-1967, Roma 1992 Paolo De Biagi, La grande ricostruzione. Il piano Ina-Casa e l'Italia degli anni '50, Donzelli, Roma,2001 Luigi Sturzo, Fanfani e la casa. Gli anni Cinquanta e il modello italiano di welfare state. Il piano INA-Casa, Rubettino, Roma, 2002 http://www.darc.beniculturali.it
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
Il Valco San Paolo è un piccolo quartiere che occupa una superficie di quasi 5 ettari con 440 alloggi per un totale di circa 3000 abitanti. Comprende case a torre di 8 piani e case in linea a 3, 4 e 5 piani variamente articolate planimetricamente. Il piano prevede anche piccole attrezzature di servizio, come la pensilina con i negozi, un asilo nido e un campo da gioco, ed anche elementi di arredo urbano come appunto la piazza delle Erbe e il viale alberato. L’idea base del progetto urbanistico, nella ricerca di soluzioni che comunque non avessero né la rigidità di certi schemi razionalisti ma nemmeno gli aspetti negativi di un estro troppo artistico, tendeva alla costruzione di una struttura capace di riprodurre una complessità di situazioni attraverso una attento studio del ruolo delle singole parti.
L’impianto planimetrico urbanistico si fonda sull’incrocio di due assi principali. Da una parte, quello in direzione nord-sud / sud-ovest, lungo il quale si trovano su di un piano volutamente rialzato, proprio per evidenziarne la centralità nella vita comunitaria del quartiere, i negozi e il centro sociale (vedi figura 2). Dall’altra, ovvero l’asse in direzione nord-ovest / sud-est, lungo il quale si attestano la fascia dei giardini e dall’altra le quattro torri di otto piani progettate da Mario De Renzi, incentivare dalle esperienze progettuali dell’edilizia residenziale scandinava.
Non c’è dubbio che questo intervento risenta di una rigidità planimetrico-compositiva di matrice razionalista, accentuata sicuramente dalla rigida disposizione dei 5 blocchi in linea nel settore nord ma anche da quella maglia stradale che va a ritmare un disegno pressoché uniforme. Ma quasi contemporaneamente attraverso l’accostamento di diverse tipologie edilizie, quali appunto case a torri a 8 piani, case a schiera e case a pettine a tre piani, c’è questa volontà di raggiungere un’unità compositiva generale, espressione di quella “pluralità nell’unità” che, secondo Muratori, doveva essere alla base dell’ambiente architettonico, anche se poi lo stesso Muratori farà notare a quartiere quasi ultimato che il troppo “movimento” degli elementi a pettine sul lato sud dell’unità edilizia sembra sminuire la forza espressiva dei corpi a torre, che necessitavano invece di essere sottolineati da volumi lineari e quindi semplici anziché “mossi”.
Il limite di questa impostazione, molto comune negli interventi realizzati in quegli anni, è quello di considerare il quartiere come un elemento chiuso e quindi di risolvere al suo interno gli aspetti architettonici e urbanistici. L’equilibrio di questi valori viene poi completamente modificato quando il quartiere, spesso costruito ai margini estremi dell’espansione urbana, viene inglobato dalla città. Il Valco San Paolo è infatti oggi riconoscibile a stento nel tessuto compatto di viale Marconi e i rapporti tra gli elementi, che erano alla base del progetto, appaiono irrimediabilmente alterati.
Edilizia
Lo schema urbanistico originario, che prevedeva l’aggregazione di diverse tipologie edilizie impostate sull’asse proveniente dalla Basilica di San Paolo, con la piazza sopraelevata dove collocare i principali edifici di servizi, è oggi fortemente compromesso per la sua incompleta attuazione. Le modifiche intervenute sulla viabilità e sul tessuto edificato hanno definitivamente alterato i rapporti degli spazi e la funzionalità delle aree verdi, mentre la piazza sopraelevata non esiste più per l’allargamento della sede stradale dell’attuale via Corinto.
In un’analisi più accurata dei vari edifici si può notare da nord il lungo edificio in linea a 5 piani progettato da Muratori, scandito dal ritmo regolare dei balconi, che fronteggia il basso corpo longitudinale che ospita i negozi. Il cono visivo va a sbattere quindi contro le torri stellari progettate da De Renzi e da Paniconi e Pediconi, che costituiscono l’elemento emergente più riconoscibile (vedi figura 4). I bracci di diversa lunghezza derivano dall’aggregazione dei differenti tagli di alloggio studiati per il tipo edilizio, e si concludono con un’originale soluzione di testata quasi cieca, plasticamente caratterizzata dal forte aggetto dei balconi. Recenti interventi di tinteggiatura sulle torri progettate da Paniconi e Pediconi hanno fortemente alterato l’originaria unitarietà dei volumi, oggi impropriamente scanditi da evidenti fasce marcapiano che vanno quindi a spezzare la loro verticalità, soprattutto sulle testate. Fa eccezione la torre di De Renzi, verso viale Marconi, che conserva ancora il suo aspetto originario. Lo spazio centrale di largo Corinto immette nel viale dei giardini e si apre, sulla sinistra, verso l’edificio a 4 piani dal particolare andamento della facciata a “denti di sega accoppiati” (vedi figura 5) progettato da Paniconi e Pediconi. Quest’area, originariamente destinata a piazzetta del mercato e oggi adibita a parcheggio, si collega a uno spazio verde recintato. Il margine meridionale è delimitato da due complessi di edifici a 4 piani, variamente aggregati in modo da delimitare delle corti comuni affacciate su via Valco di San Paolo. L’edifico verso via Ostiense (vedi figura 6) è stato progettato da Paniconie e Pediconi, mentre l’altro (vedi figura 7), verso viale Marconi, è di De Renzi e ripropone il linguaggio e gli elementi architettonici presenti nelle adiacenti torri. Gli spazi comuni, diventati proprietà condominiale, sono oggi interamente recintati.
Infrastrutture
Grande importanza ha l’aspetto della viabilità relativo al quartiere di Valco San Paolo. Esso infatti viene realizzato su un asse viario tracciato in quegli anni come raccordo della città con l’autostrada Roma-Ostia.
L’area di questo quartiere è raggiungibile da grandi strade di scorrimento che attraversano la città, come appunto via Ostiense e viale Guglielmo Marconi, e oltre a questo aspetto non va tralasciato la vicinanza a due fermate della Metropolitana, Linea B, di Basilica San Paolo e Marconi.
1_Planimetria progetto originario
2_Piazzetta sopraelevata con negozi
3_Veduta aerea del quartiere
4_Pianta del piano tipo delle case a torre di Mario De Renzi
5_Pianta tipo della casa in linea di Mario Paniconi e Giulio Pediconi
6_Pianta tipo delle case “a grappolo” di Mario De Renzi
7_Pianta tipo della casa in linea di Mario De Renzi
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Toolenburg-Zuid Stampa E-mail
Scritto da Anna Bonvicini   
domenica 31 maggio 2009
Autore scheda
ProgettistaSteven Holl , Martin Cox ,Gabriela Barman-Kraemer, Molly Blieden, Matt Johnson, Makram El-Kadi, Jason Frantzen, Matt Johnson, Chris Otterbine
Anno di Progettazione2001
Anno di Realizzazione2010
PaeseNETHERLANDS
Committenza/Soggetti promotoriCittà di Schiphol, Città di Amsterdam
Strumenti urbanisticoPiano Nazionale Olandese per la politica dell’ ambiente-2001
Dati quantitativi
Popolazione insediata8000 abitanti abitanti
Superficie territoriale (St)365450 mq mq
Superficie o volume utile edificati (Su)126500 mq mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)240600 mq mq
Superficie coperta residenziale (Scr)53600 mq mq
Superficie delle strade36200 mq mq
Superficie dei parcheggi pubblici5000 mq mq
Superficie dei servizi pubblici11260 mq mq
Superficie del verde pubblico attrezzato46800mq mq
Numero alloggi2600 (presunti) (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali mq
Superficie delle attivita direzionali mq
Superficie delle attivita ricettive mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale
La nuova zona residenziale Toolenburh-Zuid è collocata a una distanza di 11 km dall’aeroporto internazionale di Schiphol, Amsterdam, Olanda. L ’obiettivo dell’intervento, progettato dallo studio di Steven Holl, è quello di dotare la città di una zona eterogenea, destinata al cittadino del mondo. Il Piano Nazionale Olandese per la politica ambientale redatto nel 2001, mette in evidenza come, nel corso degli ultimi 40 anni, in Olanda, il consumo di energia per abitante sia triplicato, e individua le linee cui la produzione edilizia dovrà attenersi. Oltre alle esigenze della committenza, a influenzare la progettazione del quartiere, vi sono considerazioni sulla società del giorno d’oggi, ad esempio soluzioni abitative flessibili saranno in grado di ospitare vari modi di vivere in un solo luogo e consentire la condivisione di spazi domestici per i gruppi di famiglie allargate, conseguenza della attuale diversità di assetti familiari. In questo quartiere tutto ruota attorno all’ eco-sostenibilità e al risparmio energetico. Il progetto mira a massimizzare il valore delle costruzioni e a ridurre al minimo i costi di manutenzione nel lungo periodo e quelli per la costruzione delle infrastrutture. Gli obbiettivi ecologici di tutte le componenti del progetto interagiscono con l’ambiente circostante e ognuna di queste è concepita per ottimizzare la particolare architettura sostenibile che la caratterizza. L’impatto ecologico dell’intero progetto è una strategia economica, in grado di migliorare la qualità della vita: a un iniziale investimento apparentemente superiore a quello sufficiente per un complesso “normale”, sarà accompagnata una certa redditività nel tempo. Anche la caratteristica flessibilità delle tipologie residenziali è un fattore di contenimento dei costi di gestione.
Bibliografia
- Martin J.M., “Complesso residenziale Toolenburg-Zuid”, in Casabella, n.698, pp.18-25, 2002 - Frampton K., Steven Holl Architetto, Electa, Milano, 2002 - “Toolenburg-Zuid living in the 21st century, Schipol, the Netherlands” .,GA document, n.82 p.64-71 Ottobre 2004. - “Conjunto Residential in Toolenburg-Zuid” ,in El Croquis, n.108, pp. 150-155, 2002 - http://www.floornature.it/articoli/articolo.php?id=195&sez=3&tit=Steven_holl%3Cbr%3Ecomplesso-residenziale-Toolenburg-Zuid - http://www.stevenholl.com/project-detail.php?type=masterplans&id=50&page=1
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica
L’assetto urbanistico del quartiere non dovrà essere in contrasto con il paesaggio circostante. Il progetto prevede il ripristino di un vasto specchio d’acqua centrale, il quale rappresenterà il cuore del complesso non solo dal punto di vista formale ma anche per quanto riguarda l’impianto distributivo delle residenze. Ulteriori e secondari specchi d’acqua verranno distribuiti in altra zone e costituiranno una sorta di satellite per alcune tipologie abitative (occupano circa il 20% della superficie totale del lotto)
Spazi verdi attrezzati e di uso collettivo sono sparsi per tutta l’area, il giardino privato è attribuito soltanto alle case unifamiliari situate nelle tre fasce ai bordi del lotto. Le attrezzature pubbliche di interesse collettivo sono raggruppate nella zona nord-est del complesso dove infatti si trovano una scuola primaria una secondaria affiancate da attrezzature per il tempo libero e da impianti sportivi: palestra, campi da calcio e piscina. Per il mantenimento e per rifornire di sostanze nutritive il terreno pubblico vi sono impianti di riciclo e di compostaggio, ad esempio gli scarti prodotti dal bar biologico sono trasformati in fertilizzanti per gli orti, gli scarichi fognari sono ridotti al minimo attraverso un sistema di trattamento delle acque
Edilizia
La natura eterogenea dell’intero complesso porta alla necessità di diverse tipologie abitative a seconda delle diverse categorie di utenti che ne faranno uso. Steven Holl prevede una gamma di 6 soluzioni tipologiche:
• Cactus Towers: ( figura 7) alte torri dagli 8 ai 10 piani in cui sono disposti dei lofts per coloro che risiederanno per periodi brevi. Allineatesul bordo nord-est dell’area, di fronte a un canali. Come grandi totem luminosi, queste torri residenziali individuano il limite del quartiere che si sviluppa degradando dal confine da esse individuato
• Case fabbriche: destinate ai piccoli imprenditori domestici, costruite impiegando materiali riciclati e soluzioni tecnologiche poco dispendiose
• Co-housing units: (figura 8) abitazioni che si avvarranno di servizi comuni per la gestione della vita domestica. Queste abitazioni costituiscono corpi allungati e spezzati, aggregati attorno al grande specchio d’acqua centrale.

• Polder Voids: (figura 9) grandi corti disposte attorno alle superfici acquee satelliti, con diversi tipi di residenze più tradizionali. Per 1/5 sono riservate ad abitanti anziani.
• Floating Villas: case unifamiliari galleggianti. È previsto il riciclo dell’acqua piovana
• Checkered Garden Houses: case unifamiliari con giardino privato, distribuite in tre fasce di margine. 36 unità per ettaro, 1500 in totale. Le ore di luce solare sono sfruttate attraverso l’impiego di impianti fotovoltaici.

Sono inoltre presenti edifici per l’istruzione e per il tempo libero: scuole, piscine
Ogni tipologia è studiata per garantire il minor consumo energetico e molti dei materiali da costruzione utilizzati sono ottenuti con tecniche di riciclaggio
Se la successione di queste aggregazioni tipologiche viene considerata in sezione, si nota come dal livello del terreno, lungo l’asse nord-sud, e con l’angolazione 5 gradi, le coperture sia collegate da una linea continua, questo è per garantire una vista godibile dalle diverse unità residenziali ma soprattutto per una buona ventilazione e l’insolazione necessaria.(Figura 6)
I proprietari potranno mantenere il collegamento virtuale con le proprie abitazione, anche quando si troveranno in altri siti, grazie al cablaggio a fibre ottiche
Infrastrutture
Il complesso è direttamente collegato all’aeroporto tramite una linea ferroviaria ad alta velocità (zuid-tangent) e tramite un tram elettrico interattivo con funzione di “ascensore verticale”.
Una linea tranviaria circolare, all’interno del complesso, ci permette di parlare vi vita non auto-dipendente, inoltre gli spostamenti sono ridotti al minimo dal disegno stesso del quartiere, grazie all’efficienza dei collegamenti elettronici e all’integrazione tra luoghi di lavoro e di residenza.
L’intera zona è attraversata da infrastrutture per la mobilità dolce: piste ciclabili e percorsi pedonali
Figura 1: Schema di intervento
Figura 2 : Modello 3d del progetto
Figura 3: Plastico del progetto
Figura 4: Distribuzione tipologie residenziali
Figura 5: Distribuzione verde collettivo, verde privato, acqua
Figure 6: La retta che congiunge le varie tipologie residenziali ha una inclinazione di 5 gradi per garantire una buona ventilazione
Figura 7: Cactus Tower, Polder Void
Figura 8: Co-housing Units, Cactus Tower, Casa-Fabbrica
Figura 9: Polder Void
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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