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Schede Lab. B
valco san paolo Stampa E-mail
Scritto da stefano   
lunedì 21 luglio 2008
Autore schedaStefano Gazzola
ProgettistaMario De Renzi, saverio muratori
Anno di Progettazione1949
Anno di Realizzazione1952
PaeseJAMAICA
Committenza/Soggetti promotoriiACP
Strumenti urbanisticoPRG
Dati quantitativi
Popolazione insediata3000 ABITANTI abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)11600 MQ mq o mc
Superficie fondiaria (Sf) mq
Superficie coperta residenziale (Scr)10000 MQ mq
Superficie delle strade6370 le prinipali, 2130 le pedonali mq
Superficie dei parcheggi pubblici mq
Superficie dei servizi pubblici mq
Superficie del verde pubblico attrezzato2250 MQ mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali1125 MQ mq
Superficie delle attivita direzionali mq
Superficie delle attivita ricettive mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale

Il quartiere Valco San Paolo è il primo intervento realizzato a Roma nell’ambito del Piano per l’incremento dell’occupazione operaia: l’area sulla quale sorge fu acquistata nel luglio del 1949 e nel settembre successivo furono appaltati i lavori. Il progetto urbanistico è dovuto a Saverio Muratori e Mario de Renzi. Saverio Muratori è stato un architetto e storico italiano oltre che docente presso l'Universita di Roma. Ha fondato una nuova metodologia per lo studio dell'urbanistica e dell'architettura. Le sue ricerche sono sempre state condotte in aperto contrasto con la cultura contemporanea, denunciandone gli errori nei vari settori, soprattutto all'interno dell'Università di Roma dove ha insegnato. Per risolvere la crisi della società Saverio Muratori proponeva l'utilizzo di un rigoroso metodo culturale che permetteva di comprendere la realtà e le sue leggi. Altri quartieri da lui progettati: 1948/49 Quartiere INA-Casa "Stella Polare" al Lido di Ostia, 1949/50 Quartiere INA-Casa "Tuscolano II" in Roma.
Mario de Renzi All'attività professionale ha aggiunto l'attività didattica in quanto è stato professore di composizione architettonica all'Università di Napoli e accademico di San Luca. La maggior parte delle sue opere sono state realizzate a Roma, e in molte occasioni a collaborato con Adalberto Libera. Altre opere da lui progettate le case modello nella borgata-giardino alla Garbatella (1929),
il Palazzo delle Poste in via Marmorata (1933-35), in collaborazione con Adalberto Libera, il Palazzo dell'Archivio Centrale dello Stato, (1938-39, in coll.), il quartiere INA Casa al Tuscolano 2 (1952-55, in collaborazione con Saverio Muratori e altri).
Il quartiere Valco San Paolo sorge al margine meridionale della città, nei pressi di viale Marconi e alle spalle della Basilica di San paolo, su un terreno pianeggiante compreso tra via ostiense e viale Marconi. L’insediamento è composto da unità residenziali da 3 a 8 piani, secondo tipi edilizi a torre e in linea, ed è caratterizzato da quella “pluralità nell’unità” che per Muratori è alla base “dell’ambiente architettonico della città” ricercata attraverso raffronti volumetrici tra tipi edilizi differenti. Il progetto urbanistico, nel suo insieme, tendeva ad individuare una soluzione che non presentasse ne la rigidità degli schemi razionalisti, ne un carattere “pittoresco”: piuttosto la ricerca di una certa complessità veniva risolto attraverso lo studio attento delle singole parti.
L’unità di Valco san paolo è contenuta all’interno di un quadrilatero irregolare di strade disposte parallelamente alle direttrici di viale Marconi a est ( via Filemone), via Ostiense ad ovest( via Tarso), via di Valco san Paolo e via Efeso a sud e a nord. Il tessuto edilizio deriva da una distribuzione parallela di corpi di fabbrica e da una loro iterazione secondo la direttrice ortogonale all’asse di via Ostiense, ma il rigore geometrico della trama è rotto dalla intersezione con un asse stradale, via Corinto obliquo rispetto all’andamento dell’insieme e derivato dalla presenza sotterranea del grande “collettore sinistro” il cui tracciato è evidente nelle tavole del PRG del 1931. Un vincolo di inedificabiltà diviene cosi l’occasione per complessificare l’astratta geometria dell’impianto, introducendo una deformazione al rigore ortogonale che si riflette particolarmente nella rotazione dei corpi edilizi dei tipi “ a casa continua articolata” lungo via di Valco San Paolo e nella configurazione a stella degli edifici a torre. Il forte segno urbano del tracciato di Via Corinto si ripercuote, di conseguenza, alla scala dell’edificio e dell’alloggio facendo si che la deformazione si ponga a motivo di differenzazione anche nell’articolazione dei volumi architettonici e nel linguaggio

Bibliografia
Margherita Guccione, Maria Margarita Segarra Lagunes, Rosalia Vittorini, Guida ai quartieri romani Ina-casa , Gangemi editore, Roma 2002
Rinaldo Capomolla, Rosalia Vittorini, L’architettura Ina Casa (1949-1963): aspetti e problemi di conservazione e recupero, Gangemi editore, Roma 2003
Luigi Beretta Anguissola, I 14 anni del piano INAcasa, Staderini, Roma 1963
Paola Di Biagi, La grande Ricostruzione: il piano INA-casa e l’italia degli anni 50, Donzelli, Roma 2001
Vincenzo Calabrese, Sabrina Cantalini, Alessandra Criconia , Urbanistica edilizia infrastrutture di Roma capitale 1870-1990 : una cronologia di Giuseppe Cuccia ; Laterza, Bari 1991
Articolo di Gian franco Caniggia “Saverio Muratori e il progetto di tessuto” da “Storia architettura” 1/2 , 1984
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica

Lo schema urbanistico originario, oggi fortemente compromesso per la sua incompleta attuazione, prevedeva l’aggregazione di diverse tipologie edilizie impostate su un asse proveniente dalla Basilica di San Paolo, con una piazza sopraelevata lungo la quale erano collocati i principali edifici di servizio. In corrispondenza della piazzetta del mercato, l’attuale largo Corinto, la strada piega a gomito con una fascia di verde e giardini che doveva ricollegare lo spazio interno con viale Marconi.
Le modifiche intervenute sulla viabilità e sul tessuto edificato hanno definitivamente alterato i rapporti degli spazi e la funzionalità delle aree verdi, mentre la piazza sopraelevata non esiste più per l’allargamento della sede stradale dell’attuale via Corinto.

Edilizia

Entrando da nord il lungo edificio in linea a 5 piani (a) progettato da Muratori, scandito dal ritmo regolare dei balconi, fronteggia il basso corpo longitudinale (b) che ospita i negozi. Le tracce dell’originaria piazza sono ancora leggibili nel piccolo passaggio sopraelevato coperto da pensilina.
La prospettiva si conclude verso le torri stellari (c) progettate da De Renzi e da Paniconi e Pediconi, che costituiscono l’elemento emergente più riconoscibile dell’insediamento.
Primo esempio di case a torre negli interventi di edilizia pubblica del dopoguerra, si ritrovano, variamente declinate sul piano compositivo e tipologico, in altri insediamenti romani, dal Tiburtino al Tuscolano, a Villa Gordiani, a Ponte Mammolo. I bracci di diversa lunghezza derivano
dall’aggregazione dei differenti tagli di alloggio studiati per il tipo edilizio, e si concludono con un’originale soluzione di testata quasi cieca, plasticamente caratterizzata dal forte aggetto dei balconi. Recenti interventi di tinteggiatura sulle torri progettate da Paniconi e Pediconi hanno fortemente alterato l’originaria unitarietà dei volumi, oggi impropriamente scanditi da evidenti fasce marcapiano che ne spezzano la verticalità, soprattutto sulle testate. Fa eccezione la torre di De Renzi, verso viale Marconi, che conserva ancora il suo aspetto originario.
Lo spazio centrale di largo Corinto immette nel viale dei giardini e si apre, sulla sinistra, verso l’edificio a 4 piani dal particolare andamento della facciata a “denti di sega accoppiati” (d) progettato da Paniconi e Pediconi.
Quest’area, originariamente destinata a piazzetta del mercato e oggi adibita a parcheggio, si collega a uno spazio verde recintato.
Il margine meridionale è delimitato da due complessi di edifici a 4 piani, variamente aggregati in modo da delimitare delle corti comuni affacciate su via del Valco di San Paolo. Quello verso via Ostiense (e) è stato progettato da Paniconi e Pediconi, mentre l’altro (f), verso viale Marconi è di De Renzi e ripropone il linguaggio e gli elementi architettonici presenti nelle adiacenti torri. Gli spazi comuni, divenuti proprietà condominiale, sono oggi interamente recintati. A nord del viale dei giardini, oggi compresso e non risolto per la costruzione di un edificio (g) che ne ha precluso il
collegamento con viale Marconi, si allineano diversi edifici in linea paralleli, tra i quali solo uno (h) risulta certamente
attribuibile a De Renzi.

Infrastrutture

Contributo determinante alla modificazione all’assetto originario è stato l’allargamento di Via Corinto, nel tratto di via Cesarea e via Efeso, che ha comportato la’arretramento del lungo basamento che fronteggiava l’edificio dei negozi e che costituiva significativo luogo di aggregazione sociale. L’intrevento, pur motivato dalle esigenze di un traffico sempre piu invasivo e dalla necessità di ampliare la zona di parcheggio, costituisce una cicatrice, che richiede di essere, almeno in parte, atenuata. Attualmente le possibilità di diminuire l’occupazione delle sedi viarie da parte dei veicoli in sosta è legata alla strategia che prevede la realizzazione di parcheggi interrati.
Gli esiti positivi di una tale soluzione son fin d’ora riscontrabili nella zona ovest dove la realizzazione di un parcheggio sotterraneo ha consentito di alleggerire la “pressione” delle auto in sosta e di creare una vasta area verde attrezzata anche per i giochi dei bambini.

Ultimo aggiornamento ( mercoledì 14 dicembre 2011 )
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Quartiere di Egebjerggerd Stampa E-mail
Scritto da bossi erica   
lunedì 21 luglio 2008
Autore schedaBossi Erica
ProgettistaCooperativa Boligselskab, Amministrazione di Ballerup e “consiglio dei locatari” del quartiere.
Anno di Progettazione1995
Anno di Realizzazione/
PaeseDENMARK
Committenza/Soggetti promotoriGoverno Danese.
Strumenti urbanisticoEdilizia sovvenzionata sperimentale.
Dati quantitativi
Popolazione insediata2400 abitanti circa abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su) mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)68 797 * mq
Superficie coperta residenziale (Scr)42 170 * mq
Superficie delle strade52 851 * mq
Superficie dei parcheggi pubblici13 632 * mq
Superficie dei servizi pubblici22 270 * mq
Superficie del verde pubblico attrezzato32 627 * e (piazze 5292 *) mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali9000 * mq
Superficie delle attivita direzionali1669 * mq
Superficie delle attivita ricettivenon presente mq
Superficie delle attivita artigianali e industrialinon presente mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale

Il quartiere Egebjerggard, situato a Ballerup (comune di 50.000 abitanti a 20 Km da Copenaghen) si inserisce nel quadro dell’edilizia sovvenzionata sperimentale del Governo danese. Il progetto è stato sviluppato a partire dal 1995 da un associazione di cooperative che ha stabilito il programma finanziario, esecutivo e gestionale insieme all’Amministrazione di Ballerup e al “Consiglio dei locatari” del quartiere. Il progetto ha sviluppato tre temi in particolare: l’efficienza energetica, con la sperimentazione di nuovi materiali per ottimizzare l’utilizzo dell’energia e lo sviluppo di tecnologie innovative per l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia (solare termico, fotovoltaico), l’alta qualità degli spazi pubblici, attraverso installazioni artistiche che, dislocate in tutto il quartiere, creano spazi con un’alta qualità e riconoscibilità e l’attenzione al ciclo di vita della famiglia, che
rispondendo alle diverse esigenze forniscono tipologie flessibili rispetto al tempo e allo spazio delle stesse, assistono gli anziani in strutture adeguate, forniscono assistenza e servizi per i bambini e per i diversamente abili. Il quartiere è fornito di spazi aperti gradevoli che ne aumentando la socialità.
Pertanto queste caratteristiche fanno si che l’insediamento abbia un’alta qualità progettuale, ambientale e sociale.

 

Bibliografia
Margherita Rossaro, "Quartiere di Egebjerggard a Ballerup Copenaghen. Integrazione del ciclo di vita del progetto con il ciclo di vita delle famiglie", in Parametro, n. 697, pp. 40-45, 2005.
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica



L’insediamento si sviluppa attorno al grande complesso scolastico ed è composto da quattro nuclei edilizi principali, ai quali si accede dalla viabilità primaria comunale, attraverso strade di accesso secondarie. E’ stata posta particolare cura per la realizzazione degli spazi pubblici e per gli spazi verdi, in pericolare sono state dislocate in tutto il quartiere realizzazioni artistiche che creano spazi ad alta qualità e riconoscibilità e sono stati scelti particolari materiali per la pavimentazione e per l’illuminazione. I servizi sono: aree gioco, Kindergarten, aule studio, scuole, centro di assistenza e di ricovero, parchi, negozi e sede comunale.Tutti gli spazi verdi sono curati dagli abitanti.


Edilizia



L’intervento è caratterizzato da una molteplicità di spazi e tipologie edilizie favorita dal fatto che l’offerta abitativa è diversificata (con tipologie di alloggi per studenti, per anziani, per portatori di handicap, per famiglie, per coppie e per single), dalla presenza di spazi comuni autogestiti dal quartiere, dalla presenza di servizi, dalla presenza di istallazioni artistiche. Gli edifici sono stati costruiti con uno strato di isolamento termico superiore a quello prescritto dalle leggi danesi e con finestre ad alta efficienza energetica. Le case avendo un isolamento elevato,includono un sistema di riscaldamento dell’aria combinato con l’immagazzinamento del calore che proviene dal sistema di ventilazione,. Il riscaldamento a bassa temperatura è allacciato ad un impianto di cogenerazione che si trova nel quartiere. L’acqua calda domestica è fornita da un sistema di pannelli solari di accumulazione. Il sistema di riscaldamento dell’aria e quello di fornitura dell’acqua calda sono monitorati da un sistema di gestione dell’energia , in modo che le spese dei singoli alloggi si basino su consumi individuali.


Gli alloggi sono dotati di dispositivi per il risparmio di acqua , cornette e rubinetti areati e controllo termostatico delle docce. Per il risparmio energetico sono stati istallati sistemi di illuminazione comune ad alta efficienza.


Risultati raggiunti: consumo di energia per il riscaldamento dell’acqua pari a 95 KWh/mq/anno , consumo di acqua pari a 3 mc/giorno/alloggio (75 litri).


Infrastrutture



Gli accessi al quartiere avvengono dalla viabilità primaria comunale a strade secondarie ad uso residenziale. All’interno del quartiere sono presenti percorsi ciclabili.


Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Quartiere Malagueira Stampa E-mail
Scritto da giovanni lasagna   
lunedì 21 luglio 2008
Autore schedaGiovanni Lasagna
Progettistaalvaro siza
Anno di Progettazione1977
Anno di Realizzazione1977-1997
PaesePORTUGAL
Committenza/Soggetti promotoricomune di Evora
Strumenti urbanisticoPiano d’ampliamento emanato dalla direzione generale per l’urbanistica
Dati quantitativi
Popolazione insediata4700 abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)601080 mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)931567 mq
Superficie coperta residenziale (Scr)251873 mq
Superficie delle strade142461 mq
Superficie dei parcheggi pubblici mq
Superficie dei servizi pubblici30143 mq
Superficie del verde pubblico attrezzato8455 mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali9418 mq
Superficie delle attivita direzionali6628 mq
Superficie delle attivita ricettive2478 mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale

A 140 Km da Lisbona, Evora, con 30000 abitanti, è la città più importante dell’Alentejo, una pianura latifondista. Il quartiere di Malagueira occupa una posizione centrale, in una estensione fuori le mura, ad ovest della città.
Ad Evora, dove esiste una forte presenza comunista, gli antagonismi tra le istanze municipali, provinciali e nazionali si focalizzavano sulla realizzazione del quartiere di Malagueira, divenuto una posta del gioco politico. Subito dopo la rivoluzione del 25 aprile 1974 quest’ampia area esterna alle mura fu destinata ad una associazione di residenti nel quadro del programma SAAL. Per questa zona esisteva un piano, elaborato alla fine degli anni sessanta, che prevedeva la costruzione di alcuni edifici alti (in parte realizzati) che minacciavano di compromettere il profilo della città. Nuno Portas, allora sottosegretario per l’abitazione e l’urbanistica del primo governo provvisorio, opera un esproprio del terreno e lo rende proprietà del comune, questo grazie all’applicazione di una legge anteriore alla rivoluzione. L’incarico venne assegnato all’architetto portoghese Alvaro Siza dal comune di Evora nel 1977, il quale comincia immediatamente a lavorare con l’associazione di abitanti del programma SAAL. Il programma messo a punto con la Direzione Generale per l’Urbanistica viene continuamente riveduto, esattamente come le modalità di finanziamento. La fase di studio è stata dunque molto lunga e combattuta e questo ha evitato l’adozione di soluzioni precostituite.
Il programma finale prevedeva: 1200 abitazioni, raggruppate in fasce con un muro mediano comune e affacci contrapposti; la riqualificazione dei quartieri esistenti di S. Maria, Fontanas, N. S. da Gloria; scuole, centri sociali, punti di vendita isolati e raggruppati, sale di spettacolo, giardini, piazze.
Per la realizzazione non esistevano imprese locali. Gli uffici tecnici governativi scaglionati (GAT: uffici d’appoggio tecnico) potevano favorire la nascita di una cooperativa edilizia, che realizzasse la prima fase dei lavori ma tale cooperativa non possedeva né materiali né conoscenze tecniche adatte. Alla fine i progetti delle infrastrutture sono stati realizzati dal GAT e durante tutta la realizzazione permane un legame molto stretto tra l’architetto e il comune e in particolare tra l’architetto e i membri dell’associazione degli abitanti (Siza andava sul cantiere ogni 15 giorni).
Siza cominciò il suo intervento studiando la viabilità principale e gli risultò subito chiaro come uno dei temi architettonici principali fosse il collegamento tra i due quartieri abusivi di Santa Maria e di Nossa Senhora de Gloria. Partendo da questo presupposto egli comincia a disegnare la trama del nuovo quartiere tenendo sempre presente l’economicità dovuta al carattere di abitazioni sociali e ai finanziamenti fortemente insufficienti. La realizzazione dura vent’anni e nel corso di questo tempo il quartiere ha rischiato più volte di non venire completato perché lo si riteneva privo di una struttura, indefinito e incapace pertanto di produrre una situazione urbana.
Il progetto infatti aveva come premessa il tentativo di definire i limiti del territorio con una serie di interventi, lasciando al tempo e alle diverse iniziative il compito di completare l’insediamento attraverso l’occupazione degli spazi vuoti. Per la tenuta di questo schema, la possibilità di controllare l’evoluzione del piano è stata decisiva.
Fondamentale per la lettura e la comprensione dell’intervento è, sia alla scala urbana che alla scala architettonica, l’elemento infrastrutturale dell’acquedotto. Questa lunga linea segna il territorio e le insulae e, per mezzo di colonne e portici regola la lettura degli spazi scandendo il passaggio da una zona verde, a un reticolo di abitazioni, al quartiere vecchio.
In questo quartiere l’architetto portoghese da vita ad un modo nuovo di immaginare le regole per uno sviluppo urbano, non più basate su numeri e rapporti, ma trovando un meccanismo di supporto perché la libertà individuale possa esprimersi entro una componente d’ordine prestabilita.

 

Bibliografia
“Viviendas sociales en Quinta da Malagueira”, in El Croquis, n. 68-69, 1977, pagg.76-81
Jean-Paul Rayon, “Alvaro Siza Vieira, il quartiere Malagueira”, in Casabella, n. 478, 03/1982, pagg. 2-15
Glauco Gresleri, “Siza del quartiere Malagueira raccontato da Vincenzo Riso”, in Parametro, n. 219, 05/1997, pagg.69-76
“Viviendas sociales en Quinta da Malagueira”, in Alvaro Siza (1958-2000), El Croquis, 2000, pagg. 450-455
Kenneth Frampton, Alvaro Siza tutte le opere, Electa, Milano, 2006, pagg. 162-178
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica



Al momento del primo sopralluogo furono subito evidenti a Siza molteplici preesistenze. Innanzitutto il quartiere abusivo di Santa Maria, che l’andamento del terreno nasconde a chi percorre la strada per Lisbona, accanto alla quale vi è un corso d’acqua. Vi erano poi altre emergenze: un bagno arabo nei pressi del torrente e, in posizione sopraelevata, una cisterna, un deposito d’acqua e quindi, importantissima, la Quinta da Malagueirinha. Una strada attraversava un altro quartiere abusivo (Nossa Senhora da Gloria), confinante con una scuola e due vecchi mulini; vi erano infine gli edifici di sette piani realizzati sulla base del precedente piano.


Gli abitanti, allontanandosi dalle case per procurarsi l’acqua alle fontane, raggiungere la scuola o l’altro quartiere, hanno tracciato i percorsi più convenienti. Queste tracce aiutavano a comprendere i comportamenti della popolazione e ad individuare le possibili trasformazioni e relazioni da instaurare.


Siza comincia disegnando un asse est-ovest (figura 3) e poi un’asse nord-sud, costituendo così una specie di croce che definisce la struttura dell’intervento e dalla sua configurazione ha preso avvio la discussione sui complessi residenziali.


Il costruito del progetto è circoscritto ad una zona verde lungo un corso d’acqua; questa viene solcata dal nuovo asse stradale est-ovest.


Per quanto riguarda nello specifico il nuovo insediamento, l’unità morfologica di base è l’organismo costituito da un muro rettilineo che sostiene la conduttura degli impianti sospesi (acqua, gas, elettricità, telefono, reti televisive), a cui si addossano le case di 12 metri di profondità (figura 6). La strada antistante la casa è generata dal raddoppiamento parallelo di questa unità, ad una distanza in larghezza di sei metri. La geometria della strada dipende dall’altezza del muro adottato per il muro del patio. Siza dispone un tessuto edilizio di due tipi di case unifamiliari a patio, aggregate in insulae a sviluppo longitudinale speculare, secondo una densità paragonabile a quella della città storica.


Due, tre, quattro strade o più formano degli isolati limitati trasversalmente da strade più larghe, più o meno perpendicolari. Le intersezioni, aleatorie, possono provocare degli spazi, degli appezzamenti ineguali per geometria e superficie, riservati alla sistemazione di negozi ed impianti vari. Un passaggio coperto attraversa tutto il quartiere lungo l’asse principale est-ovest; occorre meno di un quarto d’ora per percorrerlo a piedi fino al centro della città. Gli edifici specialistici sono posti al di fuori del tessuto delle residenze e spesso sono utilizzati nella risoluzione dei vuoti.


Viene raggiunta un’inedita coesistenza di vuoto e solido, che poi consente, insieme all’affermarsi dei caratteri di urbanità, l’assunzione della continuità del paesaggio circostante tra le ragioni del progetto.


Strumento principale di una puntuale organizzazione morfologica dei luoghi è l’acquedotto delle infrastrutture (figura 4), che introducendosi come potente strumento di leggibilità delle dimensioni, istituisce dei rapporti di vicinanza, separazione, successione, recinzione e continuità.



Edilizia



Un semplice regolamento edilizio definisce i due tipi differenti in base alla posizione del patios all’interno del lotto la cui dimensione (12x8 m) è identica per tutti i 1200 alloggi previsti.


- tipo A: patio su strada


- tipo B: patio in fondo al lotto


La definizione di soli due tipi di case è immediatamente rispondente alle necessità di economicità, ma è motivata anche dalla possibilità, che ne deriva, di organizzazione delle singole unità immobiliari in un tessuto compatto e tale da rendere agevole la


definizione di un sistema di spazi aperti.


Su due piani si possono svolgere da 2 a 5 locali, a detrimento delle terrazze. La scala è costruita con l’uscita in terrazza. Un solo locale (una stanza per i bilocali) dà sulla strada, gli altri danno sulle terrazze e sul patio. Sebbene non siano nati da un modello particolare, si può dire che sono una sintesi del modo di vivere portoghese.


La trama dei muri divisori, di 8 metri, permette un’articolazione in altezza secondo il pendio del terreno, e l’inserimento dei giunti di dilatazione. Le reti sono raggruppate nel


condotto delle infrastrutture, situato sul muro su cui poggiano da un lato e dall’altro, per il lato corto, tutte le abitazioni. Il patio è circondato da locali costruiti, da muri divisori e,


per il tipo A, dal muro facciata su strada.


Gli elementi tipologici a carattere tradizionale (anzi regionalista) sono le porte e le porte-finestre su strada, con persiane composte di due parti indipendenti, il camino su facciata, il gradino della soglia pavimentato a piastrelle su strada, la cucina che controlla il patio.


Il sistema di costruzione è molto semplice, ripetitivo e può essere messo in opera a piccole unità. Il muro che sostiene la conduttura deve reggersi da solo, le case devono addossarvisi singolarmente, i loro contrafforti diventano le morse dei muri divisori (figura 5). I muri sono costruiti da catenature e da tenditori di cemento armato, riempimenti in mattoni di cemento (20 cm di spessore), le terrazze sono delle solette messe in casseri su tavolato. Le coperture sono costruite su un solo modello con variante per le parti accessibili. Sul solaio una leggera pendenza è costituita dal corpo molto isolante dell’argilla espansa su cui riposano delle placche di fibrocemento ondulato, trattenute senza graffe dal peso di solette di calcestruzzo prefabbricato, per le parti accessibili, e da granito bianco molto riflettente ed efficace contro l’irradiazione solare. In fondo alla pendenza, una grondaia raccoglie lo scorrere delle acque pluviali, che rigetta con una gronda verso i patio.


L’acquedotto (figura 4) si distende in tutto il quartiere partendo dall’asse est-ovest dove corre inizialmente. Non lavora frontalmente come i veri acquedotti ma trasversalmente come un portico. Mentre la struttura portante dell’acquedotto genera porticati, gallerie, passaggi coperti, porte urbane e luoghi di sosta, il condotto (supportato) di sviluppa linearmente, tracciando delle orizzontali o delle strisce regolari che, imponendosi sull’andamento del terreno ne quantificano le variazioni altimetriche. La quota di imposta del condotto viene mantenuta costante e gli appoggi verticali per raggiungere l’altezza fissata si allungano progressivamente seguendo la discesa del terreno. Le orizzontali della spezzata partono, ciascuna in coincidenza con i muri di spina delle insulae. (figura 6)


Al valore pratico dell’acquedotto ne viene sovrapposto un altro descrittivo che offre lo spunto per concretizzare, attraverso l’opportuna gestione di colonne e pilastri, la mediazione tra costruito e spazio aperto, tra privato e pubblico, tra spontaneità e pianificazione.


Infrastrutture



Siza disegna due assi stradali principali che regolano tutto il rapporto all’interno della città e il rapporto tra la città e il suo intorno.


L’asse est-ovest (figura 3), attraversando l’intera area e il corso d’acqua, connette il nuovo quartiere alla città. Poi, per favorire gli spostamenti tra l’area e la strada per Lisbona, viene tracciato anche un asse nord-sud, che si prolunga oltre con un percorso pedonale.


Tra l’insediamento esistente di Santa Maria e il nuovo corre una strada denominata Broadway. Questo percorso, che separa le vecchie dalle nuove costruzioni, ha permesso di riqualificare gli spazi aperti delle prime e ha reso possibile la costruzione di accessi, scale e giardini che hanno consentito agli abitanti di uscire dalla loro condizione di abusivi.


Le vie di circolazione minori seguono l’orditura dei canali orizzontali dell’acquedotto e organizzano un semireticolato irregolare, circostanziale e gerarchizzato.


Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Complesso residenziale Toolenburg-Zuid Stampa E-mail
Scritto da giovanni lasagna   
lunedì 21 luglio 2008
Autore schedaGiovanni Lasagna
ProgettistaSteven Holl
Anno di Progettazione2001
Anno di Realizzazionedi prossima realizzazione
PaeseNETHERLANDS
Committenza/Soggetti promotoricittà di schiphol
Strumenti urbanisticoPiano Nazionale Olandese per la politica dell'ambiente, 2001
Dati quantitativi
Popolazione insediata8000 abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)126472 mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)237559 mq
Superficie coperta residenziale (Scr)48582 mq
Superficie delle strade35717 mq
Superficie dei parcheggi pubblici mq
Superficie dei servizi pubblici11273 mq
Superficie del verde pubblico attrezzato46751 mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali8357 mq
Superficie delle attivita direzionali mq
Superficie delle attivita ricettive mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale

Il complesso residenziale progettato dal gruppo Steven Holl Architects (vincitore del concorso bandito nel 2001), con la collaborazione dell’architetto Martin Cox, occupa una vasta area a Toolenburg-Zuid, non lontano dall’aeroporto internazionale di Schiphol in Olanda.
All’inizio del XXI secolo la nuova Toolenburg-Zuid appare come una zona “ibrida” destinata ai cittadini del mondo.
Di fondamentale importanza strategica è la vicinanza dell’aeroporto (uno dei più importanti al mondo). Il collegamento è costituito da un treno ad alta velocità (zuid-tangent) e da un tram elettrico; in questo modo gli utenti dell’aeroporto potranno utilizzare i servizi del nuovo complesso al pari dei futuri residenti. Inoltre i viaggiatori in transito dall’aeroporto hanno la possibilità di visitare l’area nell’intervallo di un’ora, all’interno dell’itinerario espositivo previsto.
Sulla scorta delle indicazioni del Piano Nazionale Olandese per la politica dell'ambiente del 2001, che sottolinea la necessità di attenersi al rispetto dell'equilibrio ambientale, l'obiettivo perseguito da Holl nella creazione di questo nuovo polo residenziale è stato di ridurre al minimo i costi di costruzione e, contemporaneamente, ottimizzare quelli di realizzazione, creando al contempo un luogo fatto di architetture e di spazi belli e funzionali. Inoltre il progetto mira ad ottenere le migliori prestazioni relativamente allo sfruttamento delle fonti energetiche naturali e all’impiego di materiali da costruzione ottenuti con tecniche di riciclaggio.
Partendo da questi presupposti si è studiata innanzitutto una differenziazione delle tipologie edilizie in base agli usi legati alle diverse categorie di abitanti che vi risiederanno, in modo da realizzare edifici sfruttabili al massimo e in maniera ottimale.
Sono previste diverse tipologie residenziali che tengono conto delle necessità dei due tipi principali di utenti: coloro che per motivi di lavoro utilizzano molto frequentemente il vicino aeroporto internazionale e i residenti. Si tratta di due tipi di vita e di esigenze molto diverse che si intrecciano e convivono all’interno del complesso progettato dall’architetto americano. Nel plastico (figura 2) che illustrava il progetto, l'attenzione era fortemente puntata su questa varietà compositiva che lo caratterizza, anche grazie al supporto di una sorta di catalogo tipologico, con cui Steven Holl ha voluto sottolineare alla commissione del concorso la possibilità di impiegare le forme dell'edilizia tradizionale in maniera intelligente, integrandole in una dimensione realmente vivibile e in un contesto di costi contenuti.
Il nuovo quartiere si inserisce all’interno del tipico paesaggio olandese e rende la natura protagonista dell’intervento: nella parte centrale viene recuperato un lago già esistente, destinato a divenire parte fondamentale della composizione di tutto il quartiere, sia dal punto di vista formale, per il forte effetto caratterizzante che determinerà sul complesso, sia per quanto riguarda la distribuzione degli stessi edifici abitativi. Vengono poi sviluppati anche ulteriori specchi d'acqua che saranno ognuno una sorta di satellite, intorno al quale andranno a collocarsi, con una disposizione a corte, le tipologie di residenze tradizionali (polder voids).
Introducendo delle variazioni negli schemi già consolidati delle tipologie edilizie, Holl riesce a creare un sistema variegato, in cui la continuità è il frutto della combinazione organica, ma non ripetitiva, di spazi verdi ed edificato, fatta di elementi forti, sia architettonicamente, come le "cactus towers", che si impongono come colossali baluardi difensivi ai confini di tutta l'area, sia paesaggisticamente, con la presenza dominante dell'elemento acqua, che sancisce, nel suo ruolo fondamentale a livello distributivo, il legame deciso con il contesto naturale.

 

Bibliografia
http://www.floornature.it/articoli/articolo.php?id=195&sez=3&tit=Steven-Holl%3Cbr%3EComplesso-residenziale-Toolemburg-Zuid
http://www.stevenholl.com/project-detail.php?id=50&worldmap=true
Jean-Marie Martin, “Complesso residenziale Toolenburg-Zuid”, in Casabella, n. 698, 03/2002, pagg. 18-25
“Conjunto residential in Toolenburg-Zuid”, in El Croquis, n. 108, 2002, pagg.150-155
Kenneth Frampton, Steven Holl architetto, Milano, Electa, 2002, pagg. 46-54
“Conjunto residential in Toolenburg-Zuid”, in Steven Holl (1984-2003), El Croquis, 2003, pagg.450-455
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica



Il lotto ospita diverse tipologie residenziali che si integrano con il paesaggio naturale. Il perimetro ovest dell’area è segnato dalle quattro imponenti “torri cactus” allineate seguendo il profilo di un canale. Conformemente al paesaggio naturale olandese, viene data molta importanza all’elemento acqua; infatti il progetto ha previsto di ripristinare un vasto specchio d’acqua centrale. I bordi di tale specchio vengono caratterizzati da corpi spezzati e allungati. Vi sono poi altre superfici acquee (circa il 20% della superficie totale del lotto) intorno alle quali si disporranno, adottando il modello delle corti aperte, tipologie di residenze più tradizionali. Tutta l’area circostante questi specchi d’acqua è caratterizzata da case unifamiliari (floating villas) che si alternano, con una disposizione a scacchiera, a giardini privati. L’insediamento viene poi completato a nord-est dalle scuole primaria e secondaria, da servizi per il tempo libero, da una palestra e da una piscina, da numerosi orti sociali. Molta importanza viene data anche al verde pubblico attrezzato che viene distribuito uniformemente costituendo elemento di congiunzione tra acqua e costruito.


Edilizia



Il progetto per la nuova area residenziale di Toolemburg-Zuid è una prova di come strumenti ormai collaudati della tradizione, opportunamente trattati e integrati nella dimensione paesaggistica, ma anche nell'ottica delle nuove tecniche costruttive, siano ancora in grado di "reinventare" l'architettura moderna.


Le diverse caratteristiche e le diversificate esigenze degli abitanti che si prevede di ospitare nel quartiere trovano puntuale riflesso nella gamma delle soluzioni tipologiche studiate per le residenze. Queste ultime, infatti, sono aggregate in sei modi diversi:


- Torri Cactus: (figura 3) per coloro che risiederanno nel nuovo insediamento per periodi abbastanza brevi o, come vengono definiti dal Frampton: i pendolari globali. Sono costituite prevalentemente da lofts e sono allineate su uno dei bordi dell’area. I primi quattro piani fuori terra sono costituiti da un’andamento spezzato che segue il profilo del canale antistante. Su questo basamento poggia poi la torre di pianta quadrata con lato di 15 m. Il nome “torre cactus” deriva dagli irregolari aggetti che ricordano la conformazione stilizzata della tipica pianta del deserto. Il paesaggio surreale che viene a crearsi è quello di un’oasi con tanto di specchio d’acqua. Come grandi totem luminosi, queste quattro torri residenziali individuano il limite di questa piccola città che si sviluppa degradando dal confine da esse individuato.


- Checkered garden houses: (figura 5) seguendo sempre la definizione del Frampton questa tipologia di residenza viene pensata per il pendolare con famiglia, due figli e il cane. Si tratta di case basse unifamiliari circondate da giardini privati; case e giardini si alternano con una disposizione a scacchiera. Queste case unifamiliari di pianta quadrata con lato 10 m e distribuite su due piani sono collocate in tre fasce di margine: 36 unità per ettaro, 1500 in totale.


- Floating villas: (figura 4) la tipologia di residenti e la distribuzione interna sono uguali a quelle delle Checkered garden houses ma queste sono collocate direttamente sull’acqua, ricordando la vita sui caratteristici battelli che percorrono i canali olandesi. Anche qui infatti, come in tutto il resto del lotto viene curato e studiato particolarmente il rapporto con l’acqua.


- Polder voids: (figura 6) si tratta di residenze più tradizionali, anche perché sono destinate per 1/5 ad abitanti anziani. Tali edifici adottano il modello delle corti aperte e si dispongono attorno agli specchi d’acqua artificiali realizzati intorno al lago centrale.


- Co-housing units: (figura 4) in prossimità dello specchio d’acqua principale sono aggregate in corpi allungati e spezzati le abitazioni che si avvalgono di servizi comuni per la gestione della vita domestica.


- House factories: (figura 7) si tratta di residenze studiate per piccoli imprenditori domestici. Sono delle “case-fabbriche” che verranno costruite impiegando materiali riciclati e soluzioni tecnologiche poco dispendiose, al fine di ridurre sia i costi di realizzazione che quelli di manutenzione. Si trovano nel settore nord dell’area di intervento.


Se la successione di queste aggregazioni tipologiche viene considerata in sezione, si nota come dal livello del terreno, lungo l’asse nord-sud e con un’angolazione di 5°, una
linea continua congiunga le coperture dei diversi complessi edilizi, per garantire la



buona ventilazione e l’insolazione necessaria, oltre alla vista godibile dalle diverse unità residenziali. (figura 8)


Il progetto mira a fornire una risposta alle domande che il Piano nazionale olandese per la politica dell’ambiente del 2001 pone al progettista. Questo piano ha come premessa il
dato che denuncia come nel corso degli ultimi quarant’anni, in Olanda, il consumo di energia per abitante sia triplicato ed individua le linee cui la produzione edilizia dovrà attenersi per garantire il rispetto dell’equilibrio ambientale. Sulla scorta di queste considerazioni il progetto mira a massimizzare il valore delle costruzioni e a ridurre al minimo i costi di manutenzione e quelli per la costruzione delle infrastrutture; per questa ragione gli edifici verranno costruiti ricorrendo a materiali edilizi durevoli (i cui costi superiori appesantiscono l’investimento iniziale ma ne garantiranno la redditività nel tempo).


Come suggerisce lo slogan “pensare globalmente, agire localmente”, gli obbiettivi ecologici di tutte le componenti del progetto interagiscono con l’ambiente circostante e


ognuna di queste è concepita per ottimizzare la particolare architettura sostenibile che la
caratterizza. Nelle ville galleggianti, ad esempio, è previsto il riciclo dell’acqua piovana, mentre le case giardino a scacchiera sfruttano le ore di luce solare attraverso l’impiego di impianti fotovoltaici. L’intervento nel suo complesso usa il più possibile la ventilazione naturale, l’energia solare passiva e altre forme rinnovabili di energia. Impianti per il ciclo e il compostaggio forniscono sostanze nutritive al terreno circostante – gli scarti prodotti dal bar biologico sono trasformati in fertilizzanti per gli orti dei residenti, e gli scarichi fognari sono ridotti al minimo, attraverso un sistema di trattamento delle acque.


Infrastrutture



“Vita globale non auto-dipendente”. Il nuovo insediamento residenziale, raggiungibile in pochi minuti dall’aeroporto internazionale di Schiphol grazie al treno ad alta velocità, è dotato al suo interno di una linea tranviaria circolare, e consente dunque di poter vivere senza automobile. Si tratta di un tram elettrico interattivo (bidirezionale) ad automazione totale.


Inoltre il disegno dell’intero complesso ha come obbiettivo quello di ridurre al minimo le necessità degli spostamenti, grazie alla capillare diffusione della rete per i collegamenti elettronici e all’integrazione tra luoghi di lavoro e di residenza.


Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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Villaggio zeta Stampa E-mail
Scritto da antonio   
lunedì 21 luglio 2008
Autore schedaAntonio
Progettistavari
Anno di ProgettazioneAnni ‘70
Anno di RealizzazioneMetà anni ‘70 e successivi
PaeseITALY
Committenza/Soggetti promotoriComune di Modena
Strumenti urbanisticoPRG anni ‘70 e successivi
Dati quantitativi
Popolazione insediata15.000 abitanti abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)256.004 mq mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)280.000 mq mq
Superficie coperta residenziale (Scr)120.000 mq mq
Superficie delle strade80.000 mq mq
Superficie dei parcheggi pubblici25.000 mq mq
Superficie dei servizi pubblici30.000 mq mq
Superficie del verde pubblico attrezzato70.000 mq mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali1.423 mq mq
Superficie delle attivita direzionali mq
Superficie delle attivita ricettive10.500 mq mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale

Il Villaggio Zeta si trova nella zona Sud-Ovest del Comune di Modena ed è una zona destinata prevalentemente a residenza. Nel Villaggio sono presenti tuttavia attività commerciali e ricettive Nell’area è presente una residenza Universitaria dell’università degli Studi di Modena e Reggio Emilia che offre alloggio agli studenti Erasmus. Il perimetro del Villaggio Zeta è identificato da tre vie principali che gli danno la forma rettangolare. Il Villaggio ha avuto origine negli anni ’70 e da lì ne è seguita una continua espansione fino ad arrivare alla definizione che possiamo trovare oggi. Questa espansione la possiamo riscontrare anche dalle diverse tipologie edilizie che troviamo nella zona. Il Villaggio è nato lungo la strada Pietro Giardini che collega Modena all’Appennino Modenese con tipologie abitative costituite prevalentemente da villette bifamiliari. Con gli anni e quindi conseguenzialmente all’aumento demografico della città si è avuto uno sviluppo del quartiere verso la campagna a Ovest, creando negli anni ‘80/’90 intere lottizzazioni con condomini. Col tempo il Villaggio Zeta ha acquisito il nome di zona ‘in’ della città di Modena in quanto sono presenti fabbricati con finiture di pregio. Il Progetto del Villaggio Zeta ha creato un quartiere ben organizzato inserito in contesto di verde pubblico o privato in cui prevale la salvaguardia degli spazi di verde a servizio dei residenti.

 

Bibliografia
http://urbanistica.comune.modena.it/
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica



Il perimetro del Villaggio Zeta è identificato da tre vie principali che gli danno la forma rettangolare: via Formigina, via Giardini e la tangenziale Nord. (figura 1). Con una certa approssimazione, è individuabile una caratterizzazione volumetrica delle aree:


a ridosso della Via Giardini prevalgono le tipologie a bassa densità costituite per la maggior parte da abitazioni bifamiliari. Questi costituiscono i primi insediamenti degli anni ‘70 del villaggio Zeta, a Ovest quelle interessate da una identificazione più densa, con prevalenza di edifici multipiani a carattere condominiale, a Sud - Ovest prevalgono le tipologie a bassa densità con villini di recente realizzazione (figura 2). L’accesso al Villaggio avviene attraverso due strade principali che si snodano in una più fitta rete capillare che permette di raggiungere i singoli nuclei abitativi e i relativi parcheggi (figura 3). In zona baricentrica è concentrata gran parte delle aree di verde pubblico, che sono identificate in un parco pubblico a servizio dei residenti. Il verde condominiale nel villaggio Zeta è stato previsto oltre lo standard: tutti gli edifici dispongono di quote di verde assai superiori.


Per limitare gli effetti prodotti dal rumore del traffico e per ridurre la velocità negli assi interni al comparto, sono stati previsti tratti a senso unico alternato, dossi artificiali e incroci rialzati. Nella zona baricentrica a ridosso del parco è stata prevista la realizzazione della chiesa di quartiere con annesse attrezzature sportive. Sempre in zona baricentrica troviamo un piccolo centro commerciale e un piccolo edificio con uffici e servizi a servizio del cittadino, quali bar, forno e gelateria. Nel villaggio è stata c’è un piccolo polo scolastico con scuola materna ed elementare con annesse aree di verde pubblico attrezzato.


Nella zona Nord del villaggio ci sono attrezzature a servizio dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e che sono identificate in un edificio residenziale a torre di circa 300 camere per gli studenti Erasmus e un edificio dell’amministrazione pubblica del Comune.


L’area a Sud del Villaggio Zeta è inserita nel piano operativo comunale come area di completamento residenziale. E’ prevista la sistemazione dell’area con la realizzazione di aree residenziali a carattere prevalentemente condominiale.


Nella zona Sud è stata realizzato un centro sportivo che prende il nome dal villaggio e che consiste in strutture con campi polifunzionali sia al chiuso che all’aperto, palestra e piscina (figura 4)


Edilizia



Sono state adottate tipologie edilizie varie atte a dare forma agli spazi urbani.


La tipologia più diffusa all’interno del Villaggio è quella della villa bifamiliare con giardino esclusivo.


Le tipologie edilizie caratterizzanti degli inizi degli anni ’70 che costituiscono il nucleo originario sono costituite per lo più da edifici bifamiliare di 2p+pt (figura 5) con annesso giardino.


Nella zona Nord sono stati realizzati due edifici residenziali a torre con circa 70 alloggi ciascuno, un edificio a torre per uffici dell’amministrazione Comunale e una residenza a torre per studenti dell’università con circa 300 alloggi (figura 6).


Nella zona Centrale prevalgono gruppi di fabbricati, con finiture di pregio, che formano un pianta a “8” e che si distinguono in edifici condominiali di 4p+pt con garage interrato ed edifici che comprendono gruppi di 8/10 case a schiera (figura 7).


Infrastrutture



La percorribilità ciclo – pedonale si diffonde lontano dalle sedi stradali, pur consentendo un efficace collegamento alle aree di pertinenza dei fabbricati con le aree verdi. La rete si diffonde in modo capillare all’interno dei singoli lotti da cui ha origine. Tutti i percorsi sono opportunamente attrezzati ed alberati in modo da fornire anche occasioni di sosta e socializzazione.


Per contribuire alla riduzione del rumore e della velocità dei veicoli sono state realizzate zone a bassa velocità con l’introduzione di dossi artificiali e zone a senso unico alternato.


Per il rallentamento in prossimità degli incroci sono stai adottati dislivelli e manti pigmentati (figura 8).


Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
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