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LIBRINO Stampa E-mail
Scritto da francesco bianchi   
martedì 29 settembre 2009
Autore schedafrancesco bianchi
ToponimoLEBRINO
StatoITALY
Progettista(i)KENZO TANGE
Iniziativapubblica
CollocazioneIn continuita' di citta' esistente
SitoPianeggiante
IdrografiaRELATIVAMENTE VICINO AL MARE
TipologiaCitta' satellite
Abitanti70.000 abitanti
Superficie ha
Densità abitativa
Data progetto1970
Data costruzione1972
Data completamento1976

 

 

La progettazione del quartiere fu prevista dal Piano Regolatore Generale di Luigi Piccinato, adottato nel 1964 e approvato nel 1969. Il progetto originale prevedeva l'accoglienza di circa 60.000 abitanti in un sistema moderno costituito da grossi anelli delimitati da larghe strade ed isole alberate, nonché strutture sociali, scolastiche, religiose ed amministrative tali da renderlo perfettamente autonomo dalla città. Nel 1970, in esecuzione del decreto dell'Assessorato regionale allo Sviluppo Economico, il Comune di Catania affidò al gruppo Kenzo Tange e Urtec di Tokyo la redazione di un piano particolareggiato e all'Italstat l'effettuazione degli studi preliminari. Il progetto di Tange fu consegnato nel 1972 e reso esecutivo come Piano di Zona nel 1976. Esso prevedeva anche la realizzazione di alcune lingue di verde, specificatamente dedicate ai vari gruppi di stabili abitativi e di un vasto parco di 31 ettari, un'area, dunque, di dimensioni tali da diventare meta di gite fuori porta per i cittadini catanesi. Librino, insomma, era stata pensata fin dall'inizio come una sorta di new town, collegata al centro da un asse viario. Il risultato fu «un'autostrada con le case attorno, in cui socializzare era complicato. Un progetto inespresso e incompiuto. Un quartiere che però non ha abbandonato la sua peculiarità rurale [e] in cui ancora oggi è possibile vedere mandrie di pecore che brucano l'erba». I primi problemi nacquero quando ci si accorse, in ritardo, che la zona prescelta risentiva del grosso problema del forte inquinamento acustico prodotto dall'andirivieni degli aerei che decollavano ed atterravano nel prospiciente Aeroporto di Catania-Fontanarossa; inoltre, da un punto di vista climatico e ambientale, la zona non era molto amata dai catanesi, essendo lontana dall'Etna. È evidente che non si poteva pensare ad un insediamento abitativo di pregio e di livello elevato, tanto che il quartiere modello finì per degradarsi ad insediamento di case popolari e cooperative edilizie. A ridosso della zona, inoltre, a partire dai primi anni settanta, si era sviluppata la costruzione di case abusive ai margini dei quartieri Fossa della Creta e San Giorgio, ambedue confinanti con Librino. Il progetto venne quindi disatteso in diversi punti, fino ad essere completamente stravolto. Inizialmente fu necessaria una variante progettuale, poiché l'altezza di alcune torri previste non era compatibile con il corridoio di discesa di sicurezza degli aeromobili nell'attiguo aeroporto di Fontanarossa. In seguito, le varianti divennero una prassi; proseguiva la massiccia edificazione abusiva e la cattiva gestione del territorio da parte delle amministrazioni locali. Dopo decenni di abbandono e degrado dei pur moderni edifici e delle strutture urbanistiche del quartiere, negli ultimi anni c'è stata un'inversione di tendenza che ha portato un relativo miglioramento della viabilità e dei collegamenti con il centro cittadino. All'interno del quartiere si distinguono alcune cooperative edilizie decisamente ribelli al fatto che Librino sia ritenuto sinonimo di delinquenza e sporcizia. Il quartiere, nel corso del tempo è divenuto tristemente simbolo di criminalità (inferiore per intensità solo al quartiere di San Cristoforo), organizzata e non, che raggiunge l'apice nel famosissimo "Palazzo di Cemento", vero e proprio covo della criminalità organizzata del quartiere, nonché centro dei principali atti criminosi (spaccio di droga, omicidi, traffico illegale di armi, ricettazione).

 

Bibliografia
Giuliana Gianino, Librino: un presente, per quale futuro?, IDOS, 2007.
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Ultimo aggiornamento ( lunedì 28 novembre 2011 )
 
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