Villaggio Solvay
Scritto da davide ramunno   
mercoledì 30 settembre 2009
Autore schedaDavide Ramunno
Toponimo
StatoITALY
Progettista(i)Jules Brunfaut
Iniziativaprivata
CollocazioneIn continuita' di citta' esistente
SitoCollinare
IdrografiaIn riva al mare
TipologiaGiardino
Abitanti abitanti
Superficie ha
Densità abitativa
Data progetto
Data costruzione1919
Data completamento1940

 

 

CENNI STORICI
La zona su cui sorge attualmente Rosignano Solvay si presentava, agli inizi dell'Ottocento, come un territorio fortemente depresso, prevalentemente paludoso, isolato dalle principali vie di comunicazione e afflitto dai mali endemici della Maremma toscana: carestie, malaria e brigantaggio.

La situazione mutò radicalmente intorno alla metà del secolo con l'imponente opera di bonifica attuata dai Granduchi di Lorena che fece di Vada il centro agricolo più importante di tutta l'alta Maremma. Rosignano Marittimo, che rappresentava il baricentro amministrativo, continuò a mantenere l'egida sul territorio fino a quando una serie di fattori, tra cui la costruzione del tratto ferroviario Vada-Livorno (1909-1910), accrebbero l'interesse per l'area costiera, dando origine, tra l'altro, all'attività turistica della località di Castiglioncello.

Ernest Solvay intuì che questa zona poteva rappresentare il fulcro di un polo per la fabbricazione della soda, in quanto ricca delle materie prime indispensabili al ciclo Solvay (sale a Ponteginori, calcare a Rosignano Marittimo e a San Carlo e acqua marina per la refrigerazione) e facilmente collegabile alle grandi vie di comunicazione rotabili, ferroviarie e marittime.

In un primo momento la scelta cadde sulla piana di Cecina dove alcuni funzionari Solvay si recarono allo scopo di acquistare le aree necessarie alla realizzazione del progetto. Le innumerevoli difficoltà insorte a causa della diffidenza dei proprietari terrieri li indussero a ripiegare sulla campagna acquitrinosa compresa tra l'abitato Castiglioncello-Caletta e il corso del fiume Fine, occupata solo dal piccolo agglomerato rurale di Mondiglio e da rare case coloniche di origine lorenese.

L'acquisto dei terreni si svolse rapidamente: nel 1913, un documento inviato dal Comune di Rosignano alla Camera del Commercio di Pisa decretò la nascita ufficiale della Solvay in Italia. Allo stesso anno risale lo scalo ferroviario concepito a servizio dello stabilimento, per permettere un più comodo approvvigionamento di materiali e consentire l'avvio della costruzione delle officine e degli alloggi che avrebbero dovuto ospitare i tecnici e le maestranze venuti da Bruxelles per la messa in marcia della sodiera. Tre anni più tardi, la stazione ferroviaria viene abilitata al servizio passeggeri.

Neanche gli effetti nefasti della prima guerra mondiale (nell'agosto del 1914 le armate tedesche invasero il Belgio) riuscirono a fermare il processo di espansione dell'insediamento: i molti ritardi verificatisi non pregiudicarono in alcun modo la crescita già prevista di Rosignano. Nel marzo del 1917, tra le profonde difficoltà degli ultimi mesi di guerra, una delibera consiliare sancì la decisione del Comune di denominare il nuovo agglomerato Rosignano Solvay (distinto dal centro collinare che, in questa occasione, riassume il cinquecentesco appellativo di "Marittimo", ubicato cioè vicino al mare): si generò così un binomio inscindibile tra la Società e il nuovo centro urbano che essa stessa ha creato.

L'inizio dell'edificazione di case per gli impiegati e gli operai costituì il primo passo verso una vera e propria città industriale dotata anche di opere sociali per il lavoro, lo svago, la cultura, la salute, lo sport. Anche l'Amministrazione comunale, che all'inizio aveva guardato con preoccupazione alla sottrazione di ampi spazi all'agricoltura, finì per non disdegnare gli eventuali benefici che un intervento di così ampio respiro avrebbe potuto arrecare alla zona.

La capillare pianificazione del tessuto urbano di Rosignano Solvay non fu tuttavia un'operazione preordinata secondo il moderno concetto di gestione del territorio: a mano a mano che l'industria necessitava di nuovi spazi, venivano acquistati terreni sul cui utilizzo l'Amministrazione Solvay di Rosignano attendeva direttive da Bruxelles. La Direzione Generale, forse nella persona dello stesso Ernest Solvay in stretta collaborazione con i tecnici responsabili in Italia, procedeva poi alla pianificazione dei singoli interventi da eseguire sulle nuove zone e inviava a Rosignano gli avant-projets dei singoli edifici, firmati dall'architetto Jules Brunfaut.
L'insediamento residenziale della Solvay è caratterizzato dalla diversa concezione degli alloggi dei dipendenti: numerose tipologie abitative, pur nell'ambito dello stesso codice architettonico improntato chiaramente a modelli nordici, proiettavano all'esterno dell'officina le differenziazioni gerarchiche interne. I progetti delle abitazioni, elaborati da Jules Brunfaut e realizzati direttamente dalla manodopera Solvay e da qualche impresa locale, vennero identificati con una numerazione crescente che dalla casa tipo 1 del direttore, attraverso le case tipo 7 con un modulo bifamiliare per gli impiegati, arrivava alle case tipo 9 a quattro appartamenti articolati su due piani e destinate agli operai.

Nel 1919, mentre proseguì l'ampliamento della fabbrica, inizia a delinearsi la citè con i primi lotti di case tipo 7 del 1914, tipo 6 , tipo 8 e tipo 9 del 1917, la dispensa e gli uffici della direzione.

Nel 1923 al di sotto della barriera ferrovia-Aurelia si costruirono i primi gruppi di case operaie che si sviluppano verso la fascia costiera; ogni casa è dotata di un ampio spazio di pertinenza - orto e giardino - equamente diviso tra le quattro famiglie.

La maglia ortogonale che definiva i futuri isolati a nord era già definita nel 1929, mentre il nucleo immediatamente a ridosso dello stabilimento risultò completato con le case tipo 1 e tipo 3 del direttore e degli ingegneri, tipo 4, tipo 5, tipo 6, tipo 7, tipo 8 per gli impiegati e tipo 9 per gli operai; erano già funzionanti la dispensa, gli uffici della direzione, le scuole, il circolo-teatro, l'ospedale e il casino-foresteria.

I criteri generatori dell'insediamento sono improntati ad una profonda attenzione alla qualità della vita dell'individuo che deve vivere tale spazio: è significativo, ad esempio, che le residenze siano state costruite a nord dell'impianto industriale per evitare l'inquinamento dei gas di scarico.

Bisognerà tuttavia attendere il ventennio 1920-40 affinché l'insediamento, grazie anche alle leggi fasciste, che, impedendo l'esportazione di capitali all'estero, spinsero ad investire in loco, riuscisse ad incarnare il modello ideale del padre "educatore" e promotore Ernest Solvay con la dotazione, o il potenziamento, di opere sociali a beneficio dell'intera frazione: il teatro accolse le migliori compagnie di giro italiane; l'assistenza ospedaliera era garantita da specialisti e attrezzature di avanguardia.

 

L'INTERVENTO DI ITALO GAMBERINI
Nella seconda metà degli anni trenta la Solvay, desiderosa di affermare la propria immagine sul territorio, contattò l'architetto Italo Gamberini di Firenze con la precisa intenzione di "ammodernare" numerosi edifici pubblici e di realizzarne di nuovi secondo un linguaggio stilistico più vicino alla realtà locale. I frequenti rapporti con l'architetto italiano sono testimoniati da numerosi documenti iconografici, tutti rigorosamente autografi, e da una fitta corrispondenza epistolare tra Gamberini e l'ing. Seni, responsabile delle costruzioni complementari della Solvay di Rosignano.

La maggior parte di tali progetti, pur non essendo stati realizzati, sono rimasti a testimoniare la concezione urbanistica ed architettonica di un'epoca, ma gli interventi realizzati secondo le precise indicazioni dell'architetto (lo stabilimento balneare " I Canottieri" del 1939 ed il Villaggio Agricolo del 1940 di cui è stata costruita solo una minima parte) possono essere ancora ammirati nella loro originaria definizione spaziale.

La frenetica attività edilizia degli anni quaranta conferì alla cittadina industriale l'immagine attuale: i viali, l'alberatura, i lotti squadrati, gli orti, l'architettura, le pinete, fanno parte di un disegno generale che caratterizza l'intero agglomerato urbano affermando il tipico "stile Solvay".

Lo stile Solvay, immediatamente percepibile, non è dovuto solo alla scelta degli stessi tipi edilizi ripetuti sistematicamente a Rosignano come in tutti gli altri insediamenti del gruppo; l'estrema regolarità è data dall'uniformità dei lotti posti su una rigorosa griglia ortogonale (generata dall'incrocio tra il viale di accesso alla fabbrica, viale Ernesto Solvay, e la strada di confine dello stabilimento a nord, via Piave), dagli ampi e curati spazi verdi, dai viali alberati che valorizzano prospetticamente gli edifici pubblici intesi come punti di fuga, dalle strade residenziali che tutt'oggi garantiscono riservatezza e tranquillità agli abitanti delle case che vi si affacciano. Esiste, in definitiva, la concezione di un impianto-città in cui lo studio attento delle aree man mano acquisite è riuscito a coordinare ogni tipo di intervento dando origine ad un villaggio ordinato, unitario, e soprattutto "autosufficiente". La rigorosa supervisione, che è alla base del carattere di profonda unitarietà che contraddistingue l'abitato, riesce insomma a scongiurare il rischio di creare un polo industriale amorfo e senza alcun tipo di valenza sociale.

 

 

Bibliografia

 

- Maxime Rapaille "Solvay, un gèant", Ed. Didier Hatier, Bruxelles, 1989
- Louis Bertrand "Ernest Solvay, riformateur sociale", Bruxelles, 1919
- Louis Bertrand "Ernest Solvay, Energetique sociale", Bruxelles, 1919
- Louis Bertrand "La remuneration comparative du capital et du travail", Bruxelles, 1919
- Jacques Bolle "Solvay: l'invenzione, l'uomo, l'impresa industriale", Ed. Weissenbruch, Bruxelles, 1963
- Solvay & Cie "Note sur les Dopolavoro des usines Rosignano et Monfalcone", Circolare interna, 1936
- AA.VV. "Il centenario della nascita di Ernesto Solvay", Ed. Belforte, Livorno, 30 agosto 1938
- Dominique Bonnet "Jules Brunfaut 1852-1942", Tesi di Laurea, Bruxelles, 1985
- Nando Bortolotti "La Maremma Settentrionale 1738-1970 Storia di un territorio", Franco Angeli Editore, Milano, 1976
- Pietro Nencini "Monografia storica del Comune di Rosignano Marittimo", Poggibonsi, 1925
- Valtere Prunetti "Rosignano Marittimo, trasformazione di un territorio tra localizzazioni in-dustriali e turistiche (ipotesi di riqualificazione)", Tesi di Laurea, Facoltà di Architettura, Firenze, 1989
- AA.VV. "Per conoscere Rosignano Marittimo", Coop. Libera Stampa, Livorno, 1979
- G. Biagioli "L'agricoltura e la popolazione in Toscana all'inizio dell'ottocento", Ed. Pacini, Pisa, 1969
- P. Ferri "La comunità della Toscana Lorense Rosignano (1765-1808) popolazione, insediamento, ambiente", Ed. Baldeschi-Vivaldi, Pontedera, 1989
- R. Gatteschi "Rosignano Marittimo (paese per paese)", Bonechi, Firenze, 1981
- E. Repetti "Dizionario geografico fisico storico della Toscana", Firenze, 1833

 

tipica edificazione del villaggio solvay
Ultimo aggiornamento ( lunedì 28 novembre 2011 )