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Quartiere Malagueira Stampa E-mail
Scritto da giovanni lasagna   
lunedì 21 luglio 2008
Autore schedaGiovanni Lasagna
Progettistaalvaro siza
Anno di Progettazione1977
Anno di Realizzazione1977-1997
PaesePORTUGAL
Committenza/Soggetti promotoricomune di Evora
Strumenti urbanisticoPiano d’ampliamento emanato dalla direzione generale per l’urbanistica
Dati quantitativi
Popolazione insediata4700 abitanti
Superficie territoriale (St) mq
Superficie o volume utile edificati (Su)601080 mq o mc
Superficie fondiaria (Sf)931567 mq
Superficie coperta residenziale (Scr)251873 mq
Superficie delle strade142461 mq
Superficie dei parcheggi pubblici mq
Superficie dei servizi pubblici30143 mq
Superficie del verde pubblico attrezzato8455 mq
Numero alloggi (reali o presunti)
Superficie delle attivita commerciali9418 mq
Superficie delle attivita direzionali6628 mq
Superficie delle attivita ricettive2478 mq
Superficie delle attivita artigianali e industriali mq
Densità abitativa
Descrizione sintetica generale

A 140 Km da Lisbona, Evora, con 30000 abitanti, è la città più importante dell’Alentejo, una pianura latifondista. Il quartiere di Malagueira occupa una posizione centrale, in una estensione fuori le mura, ad ovest della città.
Ad Evora, dove esiste una forte presenza comunista, gli antagonismi tra le istanze municipali, provinciali e nazionali si focalizzavano sulla realizzazione del quartiere di Malagueira, divenuto una posta del gioco politico. Subito dopo la rivoluzione del 25 aprile 1974 quest’ampia area esterna alle mura fu destinata ad una associazione di residenti nel quadro del programma SAAL. Per questa zona esisteva un piano, elaborato alla fine degli anni sessanta, che prevedeva la costruzione di alcuni edifici alti (in parte realizzati) che minacciavano di compromettere il profilo della città. Nuno Portas, allora sottosegretario per l’abitazione e l’urbanistica del primo governo provvisorio, opera un esproprio del terreno e lo rende proprietà del comune, questo grazie all’applicazione di una legge anteriore alla rivoluzione. L’incarico venne assegnato all’architetto portoghese Alvaro Siza dal comune di Evora nel 1977, il quale comincia immediatamente a lavorare con l’associazione di abitanti del programma SAAL. Il programma messo a punto con la Direzione Generale per l’Urbanistica viene continuamente riveduto, esattamente come le modalità di finanziamento. La fase di studio è stata dunque molto lunga e combattuta e questo ha evitato l’adozione di soluzioni precostituite.
Il programma finale prevedeva: 1200 abitazioni, raggruppate in fasce con un muro mediano comune e affacci contrapposti; la riqualificazione dei quartieri esistenti di S. Maria, Fontanas, N. S. da Gloria; scuole, centri sociali, punti di vendita isolati e raggruppati, sale di spettacolo, giardini, piazze.
Per la realizzazione non esistevano imprese locali. Gli uffici tecnici governativi scaglionati (GAT: uffici d’appoggio tecnico) potevano favorire la nascita di una cooperativa edilizia, che realizzasse la prima fase dei lavori ma tale cooperativa non possedeva né materiali né conoscenze tecniche adatte. Alla fine i progetti delle infrastrutture sono stati realizzati dal GAT e durante tutta la realizzazione permane un legame molto stretto tra l’architetto e il comune e in particolare tra l’architetto e i membri dell’associazione degli abitanti (Siza andava sul cantiere ogni 15 giorni).
Siza cominciò il suo intervento studiando la viabilità principale e gli risultò subito chiaro come uno dei temi architettonici principali fosse il collegamento tra i due quartieri abusivi di Santa Maria e di Nossa Senhora de Gloria. Partendo da questo presupposto egli comincia a disegnare la trama del nuovo quartiere tenendo sempre presente l’economicità dovuta al carattere di abitazioni sociali e ai finanziamenti fortemente insufficienti. La realizzazione dura vent’anni e nel corso di questo tempo il quartiere ha rischiato più volte di non venire completato perché lo si riteneva privo di una struttura, indefinito e incapace pertanto di produrre una situazione urbana.
Il progetto infatti aveva come premessa il tentativo di definire i limiti del territorio con una serie di interventi, lasciando al tempo e alle diverse iniziative il compito di completare l’insediamento attraverso l’occupazione degli spazi vuoti. Per la tenuta di questo schema, la possibilità di controllare l’evoluzione del piano è stata decisiva.
Fondamentale per la lettura e la comprensione dell’intervento è, sia alla scala urbana che alla scala architettonica, l’elemento infrastrutturale dell’acquedotto. Questa lunga linea segna il territorio e le insulae e, per mezzo di colonne e portici regola la lettura degli spazi scandendo il passaggio da una zona verde, a un reticolo di abitazioni, al quartiere vecchio.
In questo quartiere l’architetto portoghese da vita ad un modo nuovo di immaginare le regole per uno sviluppo urbano, non più basate su numeri e rapporti, ma trovando un meccanismo di supporto perché la libertà individuale possa esprimersi entro una componente d’ordine prestabilita.

 

Bibliografia
“Viviendas sociales en Quinta da Malagueira”, in El Croquis, n. 68-69, 1977, pagg.76-81
Jean-Paul Rayon, “Alvaro Siza Vieira, il quartiere Malagueira”, in Casabella, n. 478, 03/1982, pagg. 2-15
Glauco Gresleri, “Siza del quartiere Malagueira raccontato da Vincenzo Riso”, in Parametro, n. 219, 05/1997, pagg.69-76
“Viviendas sociales en Quinta da Malagueira”, in Alvaro Siza (1958-2000), El Croquis, 2000, pagg. 450-455
Kenneth Frampton, Alvaro Siza tutte le opere, Electa, Milano, 2006, pagg. 162-178
Qualita' progettuale - componenti del progetto urbanistico
Urbanistica



Al momento del primo sopralluogo furono subito evidenti a Siza molteplici preesistenze. Innanzitutto il quartiere abusivo di Santa Maria, che l’andamento del terreno nasconde a chi percorre la strada per Lisbona, accanto alla quale vi è un corso d’acqua. Vi erano poi altre emergenze: un bagno arabo nei pressi del torrente e, in posizione sopraelevata, una cisterna, un deposito d’acqua e quindi, importantissima, la Quinta da Malagueirinha. Una strada attraversava un altro quartiere abusivo (Nossa Senhora da Gloria), confinante con una scuola e due vecchi mulini; vi erano infine gli edifici di sette piani realizzati sulla base del precedente piano.


Gli abitanti, allontanandosi dalle case per procurarsi l’acqua alle fontane, raggiungere la scuola o l’altro quartiere, hanno tracciato i percorsi più convenienti. Queste tracce aiutavano a comprendere i comportamenti della popolazione e ad individuare le possibili trasformazioni e relazioni da instaurare.


Siza comincia disegnando un asse est-ovest (figura 3) e poi un’asse nord-sud, costituendo così una specie di croce che definisce la struttura dell’intervento e dalla sua configurazione ha preso avvio la discussione sui complessi residenziali.


Il costruito del progetto è circoscritto ad una zona verde lungo un corso d’acqua; questa viene solcata dal nuovo asse stradale est-ovest.


Per quanto riguarda nello specifico il nuovo insediamento, l’unità morfologica di base è l’organismo costituito da un muro rettilineo che sostiene la conduttura degli impianti sospesi (acqua, gas, elettricità, telefono, reti televisive), a cui si addossano le case di 12 metri di profondità (figura 6). La strada antistante la casa è generata dal raddoppiamento parallelo di questa unità, ad una distanza in larghezza di sei metri. La geometria della strada dipende dall’altezza del muro adottato per il muro del patio. Siza dispone un tessuto edilizio di due tipi di case unifamiliari a patio, aggregate in insulae a sviluppo longitudinale speculare, secondo una densità paragonabile a quella della città storica.


Due, tre, quattro strade o più formano degli isolati limitati trasversalmente da strade più larghe, più o meno perpendicolari. Le intersezioni, aleatorie, possono provocare degli spazi, degli appezzamenti ineguali per geometria e superficie, riservati alla sistemazione di negozi ed impianti vari. Un passaggio coperto attraversa tutto il quartiere lungo l’asse principale est-ovest; occorre meno di un quarto d’ora per percorrerlo a piedi fino al centro della città. Gli edifici specialistici sono posti al di fuori del tessuto delle residenze e spesso sono utilizzati nella risoluzione dei vuoti.


Viene raggiunta un’inedita coesistenza di vuoto e solido, che poi consente, insieme all’affermarsi dei caratteri di urbanità, l’assunzione della continuità del paesaggio circostante tra le ragioni del progetto.


Strumento principale di una puntuale organizzazione morfologica dei luoghi è l’acquedotto delle infrastrutture (figura 4), che introducendosi come potente strumento di leggibilità delle dimensioni, istituisce dei rapporti di vicinanza, separazione, successione, recinzione e continuità.



Edilizia



Un semplice regolamento edilizio definisce i due tipi differenti in base alla posizione del patios all’interno del lotto la cui dimensione (12x8 m) è identica per tutti i 1200 alloggi previsti.


- tipo A: patio su strada


- tipo B: patio in fondo al lotto


La definizione di soli due tipi di case è immediatamente rispondente alle necessità di economicità, ma è motivata anche dalla possibilità, che ne deriva, di organizzazione delle singole unità immobiliari in un tessuto compatto e tale da rendere agevole la


definizione di un sistema di spazi aperti.


Su due piani si possono svolgere da 2 a 5 locali, a detrimento delle terrazze. La scala è costruita con l’uscita in terrazza. Un solo locale (una stanza per i bilocali) dà sulla strada, gli altri danno sulle terrazze e sul patio. Sebbene non siano nati da un modello particolare, si può dire che sono una sintesi del modo di vivere portoghese.


La trama dei muri divisori, di 8 metri, permette un’articolazione in altezza secondo il pendio del terreno, e l’inserimento dei giunti di dilatazione. Le reti sono raggruppate nel


condotto delle infrastrutture, situato sul muro su cui poggiano da un lato e dall’altro, per il lato corto, tutte le abitazioni. Il patio è circondato da locali costruiti, da muri divisori e,


per il tipo A, dal muro facciata su strada.


Gli elementi tipologici a carattere tradizionale (anzi regionalista) sono le porte e le porte-finestre su strada, con persiane composte di due parti indipendenti, il camino su facciata, il gradino della soglia pavimentato a piastrelle su strada, la cucina che controlla il patio.


Il sistema di costruzione è molto semplice, ripetitivo e può essere messo in opera a piccole unità. Il muro che sostiene la conduttura deve reggersi da solo, le case devono addossarvisi singolarmente, i loro contrafforti diventano le morse dei muri divisori (figura 5). I muri sono costruiti da catenature e da tenditori di cemento armato, riempimenti in mattoni di cemento (20 cm di spessore), le terrazze sono delle solette messe in casseri su tavolato. Le coperture sono costruite su un solo modello con variante per le parti accessibili. Sul solaio una leggera pendenza è costituita dal corpo molto isolante dell’argilla espansa su cui riposano delle placche di fibrocemento ondulato, trattenute senza graffe dal peso di solette di calcestruzzo prefabbricato, per le parti accessibili, e da granito bianco molto riflettente ed efficace contro l’irradiazione solare. In fondo alla pendenza, una grondaia raccoglie lo scorrere delle acque pluviali, che rigetta con una gronda verso i patio.


L’acquedotto (figura 4) si distende in tutto il quartiere partendo dall’asse est-ovest dove corre inizialmente. Non lavora frontalmente come i veri acquedotti ma trasversalmente come un portico. Mentre la struttura portante dell’acquedotto genera porticati, gallerie, passaggi coperti, porte urbane e luoghi di sosta, il condotto (supportato) di sviluppa linearmente, tracciando delle orizzontali o delle strisce regolari che, imponendosi sull’andamento del terreno ne quantificano le variazioni altimetriche. La quota di imposta del condotto viene mantenuta costante e gli appoggi verticali per raggiungere l’altezza fissata si allungano progressivamente seguendo la discesa del terreno. Le orizzontali della spezzata partono, ciascuna in coincidenza con i muri di spina delle insulae. (figura 6)


Al valore pratico dell’acquedotto ne viene sovrapposto un altro descrittivo che offre lo spunto per concretizzare, attraverso l’opportuna gestione di colonne e pilastri, la mediazione tra costruito e spazio aperto, tra privato e pubblico, tra spontaneità e pianificazione.


Infrastrutture



Siza disegna due assi stradali principali che regolano tutto il rapporto all’interno della città e il rapporto tra la città e il suo intorno.


L’asse est-ovest (figura 3), attraversando l’intera area e il corso d’acqua, connette il nuovo quartiere alla città. Poi, per favorire gli spostamenti tra l’area e la strada per Lisbona, viene tracciato anche un asse nord-sud, che si prolunga oltre con un percorso pedonale.


Tra l’insediamento esistente di Santa Maria e il nuovo corre una strada denominata Broadway. Questo percorso, che separa le vecchie dalle nuove costruzioni, ha permesso di riqualificare gli spazi aperti delle prime e ha reso possibile la costruzione di accessi, scale e giardini che hanno consentito agli abitanti di uscire dalla loro condizione di abusivi.


Le vie di circolazione minori seguono l’orditura dei canali orizzontali dell’acquedotto e organizzano un semireticolato irregolare, circostanziale e gerarchizzato.


Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 marzo 2014 )
 
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