I giochi olimpici si sono progressivamente trasformati in eventi che comportano importanti trasformazioni infrastrutturali per le città che li ospitano. Le implicazione infrastrutturali dei giochi Olimpici sono state oggetto di numerose ricerche. Considerando i diversi contesti storici, sono state individuate quattro fasi nella crescita dell’impatto dei giochi estivi sull’organizzazione spaziale, sulle infrastrutture e sull’ambiente delle città organizzatrici (Stephen Essex e Brian Chalkley, 2002). I primi giochi (1896-1904) erano di scala ridotta, scarsamente organizzati e con un minimo impatto urbano. Nella seconda fase (1908-1932) l’evento è divenuto più grande, più organizzato e di solito ha implicato la costruzione di impianti sportivi ad hoc. Durante la terza fase (1936-1956), le infrastrutture hanno assunto ancora maggior importanza, attirando ancora maggiore attenzione, anche se i loro impatti urbani complessivi sono rimasti generalmente piuttosto modesti. Infine, dal 1960 (Olimpiadi di Roma), anno di avvio alla quarta fase, i giochi hanno avuto un impatto molto più importante sul paesaggio e sull’ambiente Urbano della città che li ospitano. Le caratteristiche e i requisiti richiesti dalle moderne Olimpiadi ne fanno un evento di eccezionale portata. Migliaia di persone di tutto il mondo si incontrano ogni quattro anni in una città per un’occasione che, edizione dopo edizione, assume sempre maggiore risonanza internazionale per gli aspetti collaterali alle gare vere e proprie. La città prescelta, in occasione della manifestazione, deve dotarsi di tutte le strutture ed impianti necessari (Villaggi Olimpici, centri stampa, Palazzetti dello Sport, etc.) e deve inoltre garantire un’adeguata accessibilità agli stessi. La costruzione di nuove infrastrutture sportive, o la sostanziale ristrutturazione di quelle già presenti, sono evidentemente indispensabili per organizzare i giochi per gli atleti, ma per assicurare il regolare svolgimento dei giochi e il loro successo sono sempre più importanti investimenti nelle infrastrutture di trasporto e telecomunicazione, nelle strutture alberghiere e nel complessivo sistema dell’offerta turistica e infine in un generalizzato miglioramento della qualità ambientale. Parte importante di questo evento è l’aspetto logistico: alcune migliaia di atleti ed accompagnatori vanno sistemati in modo adeguato per alcune settimane in quartieri di grande dimensione. Nasce qui la necessità di realizzare i moderni Villaggi Olimpici che, a manifestazione conclusa, dovrebbero diventare nuovi pezzi della città. Il punto della mia analisi è proprio cercare di capire il modo con cui i Villaggi sono stati concepiti, con quale criterio e obiettivo e cosa ne è oggi: fin da un primo esame emerge che in alcuni casi si è progettato il nuovo insediamento pensandolo come occasione per lo sviluppo della città, sforzandosi di integrare il nuovo con il preesistente e di proiettare il tutto nel futuro. In altri casi il passare degli anni ha lasciato un segno pesante sulla scelte dettate dall’emergenza olimpica e ci si trova oggi di fronte a corpi estranei o addirittura degradati. I Giochi Olimpici, infatti, rappresentano potenzialmente una grande opportunità ma possono, attraverso un’errata impostazione e pianificazione, rappresentare una vera e propria calamità naturale per la città ospitante. Per svariati motivi ho operato una scelta individuando alcuni tra i casi più interessanti degli ultimi cinquant’anni di Olimpiadi, a partire da Roma per terminare con Torino; città che da poco ha ospitato le Olimpiadi Invernali e che ha appena iniziato a fare i conti con i problemi relativi al post Olimpiadi.